di Manuele Nasca
“Proprio come un fiore sboccia dopo aver sopportato il rigido freddo invernale, un sogno può avverarsi solo se si è preparati a sopportare i tormenti che ne accompagnano la realizzazione e a compiere tutti gli sforzi necessari”. In questo modo Daisaku Ikeda, filosofo e attivista giapponese, ha spiegato il sogno; come un obiettivo nel quale l’uomo può tuffarsi, con sacrificio arduo ma soddisfacente a 360°. Il calcio è lo specchio di quanto è stato detto fino ad ora, campioni del passato che hanno ormai appeso gli scarpini al chiodo da tempo, hanno dimostrato che raggiungere un sogno è possibile. Partendo dal nulla più infinito, è possibile raggiungere qualcosa di straordinariamente grande. BAGGIO, DEL PIERO, TOTTI, e tanti altri grandi non solo del calcio, ma dello sport in generale, sono stati anzitutto maestri di vita, prima ancora che professori e artisti con quel semplice pallone. L’uomo si chiede se un giorno possano ancora nascere talenti del genere, capaci di fare ancora innamorare il pubblico, di deliziare, di trasformare adulti e uomini saggi, in bambini, che ingenuamente sono trasportati in un altra dimensione, bambini come lo erano tutti gli italiani quando nel 2006 Fabio alzò quella Coppa del Mondo. Gli sforzi sono tanti per arrivare a tali scopi, oggi il campionato cadetto è quello che contiene il maggior numero di giovani, il 64,3 %, , con il Palermo che occupa il 4 posto di questa particolare classifica, con la presenza di 12 giovani italiani, di cui 4 palermitani come Lo Faso, Mazzotta, Accardi e Fiordilino,che inseguono un sogno, anche grazie alla presenza del nuovo (ma in realtà veterano della piazza) direttore sportivo Rino Foschi, uomo di grande spessore, uomo che non ha forse l’ età per agire, ma l‘esperienza necessaria per conoscere la strada che può portare al successo . La nostra nazione deve conoscere una ricostruzione da questo punto di vista, che deve partire dal basso, dalla strada, dall’asfalto, li dove nascono i campioni. Forse i soldi, il marketing e la ricchezza stanno uccidendo questo sport, stanno uccidendo quei sogni, forse ormai troppo facili da immaginare . Torniamo ad essere ingenui, torniamo a piangere, torniamo bambini quando vediamo documentari di ‘ragazzacci’ che si allenano sul fango dei vicoli bui, perché loro, hanno più di ogni altro bambino al mondo, il sogno di trasformare il fango in un rettangolo verde.
Manuele Nasca
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