Proseguono i colloqui tra Zamparini e i fantomatici acquirenti del fondo inglese a Londra, vi sono sempre nuove inchieste sull’attuale patron e il suo modo di gestire la società, sul cui futuro non arrivano mai notizie certe, ma spiegazioni verosimili poi dissoltesi puntualmente nel nulla. La gente di Palermo, quella che ha a cuore realmente le sorti di società e squadra, quella che nonostante la moda di disertare lo stadio, non fa mancare mai la sua presenza e il suo sostegno alla squadra, insomma, la gente del Palermo, ha il diritto di avere spiegazioni che rispondano alla realtà e che qualcuno ci metta la faccia, senza prendere più in giro nessuno. C’è un Palermo inteso come società calcistica, ma c’è anche un Palermo come realtà immateriale, che rappresenta il patrimonio culturale ed emozionale di un popolo.
Negli ultimi 10 anni, Il Palermo ha fatto 7 volte la serie A e 3 la cadetteria, ha regalato sogni ed illusioni ai tifosi, ha cambiato una marea di allenatori e portato in città grandi calciatori, facendo divertire il pubblico. Tutto ciò concerne la strategia sportiva che può piacere o meno ma ha avuto una sua ragion d’essere, ciò che invece ne ha meno, è perchè si finisca con pericolosa regolarità sotto la lente d’ingrandimento delle procure, e Zamparini parli ad ogni piè sospinto di imminenti cessioni della società che puntualmente saltano. Anche ieri, l’imprenditore friuliano ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport di trovarsi a Londra, che il closing è cosa fatta e che nelle prossime 48 ore ci saranno le firme. Ma lo stesso quotidiano sportivo milanese, scrive che questa cessione non andrà in porto prima del fine settimana.
Le solite dichiarazioni di sempre insomma, nessuna spiegazione sullo stato e le prospettive della società, nè sulle intenzioni reali e sulle potenzialità di queso fondo inglese di cui nulla si sa se realmente, non che sarebbe ad un passo dall’acquisizione del club. Sui destini della società, Zamparini ha tutto il diritto di muoversi come crede e di cedere a chi ritiene più opportuno per vari motivi, ma nè lui nè nessun altro, può trattate la passione dei tifosi come un bene privato da gestire a proprio uso e consumo. Questo è un dovere morale per chi ha in mano le redini della società oggi e per chi le avrà in futuro.
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