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Palermo – Benevento: cosa c’è da sapere, dimentichiamo il resto

di Manuele Nasca

È complicato abbandonare anche solo per un attimo le questioni societarie, sopratutto per la gravità che queste intrinsecamente nascondono, tuttavia dobbiamo farlo, per un solo, quanto banale, tanto vital motivo: ogni qualvolta che parliamo di questioni extracalcistiche, sopratutto se queste hanno a che fare con una società in crisi, stiamo uccidendo la bellezza di questo sport; per un attimo dunque abbandoniamo questa ‘parentesi’ se così si può decifrare, per parlare di calcio e in particolar modo, attenzioniamo una particolare caratteristica che accomuna i rosa, con il tosto avversario che ci aspetta domani sera. Difficile appare, attenzionare già la partita in sé, nonostante l’importanza, in un atmosfera grigia come questa; impossibile notare oltremodo che domani, si affronteranno i due migliori attacchi della cadetteria; 44 gol segnati in 23 giornate complessive disputate da Palermo e Benevento rispettivamente; la possibilità di assistere ad una partita ricca di emozioni e gol è alta, motivazioni che, tra mille altre, dovrebbero spingere il tifoso a riempire lo stadio (condizioni atmosferiche permettendo). Il Palermo per consolidare il primato, ancora suo dopo il pari del pescara, il Benevento, per confermarsi, dopo la bella vittoria nel turno precedente, tra le favorite di questo campionato. Vogliamo parlare un po’ del rettangolo verde, proprio come una madre parlerebbe al proprio bambino di un prato fiorito, dopo la perdita del suo giocattolo? Beh, la verità? Si! Il tifoso rosanero, rischia di perdere il proprio ‘giocattolo’, che rappresenta la sua essenza, proprio come per un bambino. Pensare che le statistiche raccontate, i record raggiungibili di Stellone e il primato in classifica, potrebbero essere acqua gettata al vento, é un incubo. Per quanto sia orrendo parlare di calcio, soltanto per prendere respiro, dalle continue novità che il mondo esterno racconta, ad oggi, questa sembra essere la sola strada percorribile. Manteniamo viva la speranza che quel giocattolo, ragion d’essere per il tifoso rosanero, non si debba recuperare da molto lontano. In questa particolare situazione cui ci veniamo a trovare, sarebbe bello ritornare bambini, per poter dare la definizione più semplice, ma ormai dimenticata, o soltanto immaginata del gioco del calcio: “una palla che entra in rete e i tifosi che di gioia versano lacrime sugli spalti”.

di Manuele Nasca