L’amore per il calcio è un sentimento davvero strano e diverso da ogni altra passione perché il legame che unisce i tifosi ad una particolare maglia, e solo a quella, va ben oltre il significato stesso dello sport. E’ qualcosa di indefinibile che affonda molto spesso le sue radici nel legame affettivo con i propri genitori, una sorta di passaggio simbolico del testimone: da padre in figlio. Una tradizione che si rispetta anche a casa Palazzotto.
Salvo, come nasce la tua passione verso i colori rosanero e come hai trasmesso questo amore a tua figlia Silvia?
“La passione per questi colori me l’ha trasmessa mio padre. Avevo 8 anni quando misi per la prima volta piede dentro il nostro ‘tempio’. In quel periodo mio padre lavorava per l’azienda del presidente Renzo Barbera; quando il Palermo giocava in casa lui prestava servizio come addetto all’ingresso centrale del campo, dal quale entravano le Forze dell’ordine e i VV.FF. Lui quindi mi affidava alla signora Minnone, addetta della lavanderia, che mi faceva stare dentro gli spogliatoi. Quando arrivava la squadra, tutti si mettevano a giocare con me: Valerio Majo, Fausto Silipo, Silvio Iozzia (mio padrino) Andrea Conte, Giampaolo Montesano. Trasmettere questo amore a mia figlia è stato naturale, a casa mia si è sempre tifato rosanero. Il mio unico rimpianto è quello di non essere riuscito a tornare ancora una volta allo stadio con mio padre“.
Silvia, hai trascorso molti anni della tua infanzia a Messina. In che modo tuo padre ha saputo far nascere in te questo amore verso Palermo ed il Palermo?
“Mio padre mi ha sempre parlato di Palermo e del Palermo. Era impossibile non imparare ad amare la mia città e la mia squadra dal modo in cui gli brillano gli occhi quando ne parla. Mi sono sempre sentita rosanero, non so come è successo, ma quando penso a mio padre, l’immagine è rosanero. Per me amare la squadra è un po’ come amare una parte di papà”.
La Serie A dopo 32 anni è stato sicuramente il momento più bello per la tifoseria palermitana, ma quale è stato per voi il momento è più emozionante che porterete per sempre nel cuore?
Salvo: “I momenti per me più emozionanti sono due: la prima promozione in Serie A il 29 maggio 2004. Vivevo a Messina già da tre anni, ma quel giorno sono tornato con tutta la famiglia per godermi quello spettacolo: ‘Un sogno diventato realtà‘, per dirla come il mio amico Giuseppe D’Agostino. Il secondo è la trasferta a Roma per la finale di Coppa Italia. Anche se la delusione è stata enorme, porterò sempre nel cuore quei giorni“.
Silvia: “Il momento più emozionante per me è stata la serata rosanero in cui ho incontrato Javier Pastore, ma ho un ricordo bellissimo anche della sera in cui papà è riuscito a farmi fare la foto con tutta la squadra al campo del Tenente Onorato di Boccadifalco“.
Silvia, sin da piccola hai dimostrato di possedere indiscutibili doti di artista: attrice, cantante, adesso anche scrittrice. Da pochissimo, infatti, è uscito il tuo primo libro da titolo molto affascinante: “Antropomorfo io sono come te”. Di che si tratta?
Silvia: “Questo romanzo è una cornice fantasy narrativa per le riflessioni che da sempre si annidano nella mia mente, su quanto sia bipolare il Mondo, l’Umano e la nostra stessa Vita. Magnifica e crudele. Una trama fluida che parla di stelle scese sulla Terra alla ricerca dell’antidoto contro l’odio, arricchita da poesie e riflessioni importanti. Lì dentro c’è tutto il mio cuore“.
Salvo e Silvia, è appena iniziato un nuovo anno, cosa volete augurare al Palermo ed a ai tifosi rosanero?
Salvo: “Per il nuovo anno, auguro a tutti i tifosi rosanero tanta salute e serenità e, per far la rima, che ci riporti la nostra Serie A“.
Silvia: “Auguro alla squadra di avere sempre la forza di combattere per andare sempre avanti e la fortuna per arrivare in alto, a tutti i tifosi invece la serenità di vivere il calcio con amore“.
Lo stesso mio amore verso il Palermo che son riuscito a trasmettere a mio figlio. E che mi ha trasmesso mio padre a me.