L’ex allenatore della Ternana, Sandro Pochesci, è intervenuto l’altro ieri ai microfoni di PianetaSerieb.it dove ha detto la sua sull’attuale Serie B, sulla forza del Palermo e sulla querelle De Laurentiis-Stirpe. Di seguito un estratto dell’intervista al tecnico romano.
Sulla sconfitta casalinga del Palermo. Non è la prima volta che la squadra di Stellone non porta a casa i tre punti dopo esser stata in vantaggio: a cosa è imputabile ciò?
“Di sicuro a mancare non è l’esperienza: sia l’organico che il mister ne hanno da vendere per la categoria. Per me, prima di ogni alta cosa, bisogna rivalutare la forza della Salernitana. Quando sentivo parlare di rifondazione tecnica impazzivo, perché per me parliamo di una delle squadre più attrezzate della categoria. Pensa, hanno quattro prime punte: Jallow, Bocalon e Djuric non servo io per commentarli, ma anche Vuletich a me ha destato un’impressione notevole. La squadra granata veniva da una batosta pesante col Pescara ed ha reagito benissimo, vincendo con merito una partita difficilissima. Forse per la promozione diretta è tardi, ma con questo spirito e magari un colpo a centrocampo disputeranno i play-off da protagonisti.
Sulla querelle De Laurentiis-Stirpe e sul Frosinone
“Io penso che al Frosinone vadano fatti i complimenti, perché parliamo di un club che 10 anni fa navigava a vista tra B e C e oggi gioca in A in uno stadio di proprietà. Ben vengano progetti del genere che, partando dal requisito della stabilità economica, fanno investimenti sulle strutture e sul settore giovanile. Ci rendiamo conto di quello che è stato creato? Quella ciociara è una realtà piccola, senza enorme tradizione calcistica: prima dei fasti attuali sugli spalti erano in 2000, oggi lo “Stirpe” è sempre pieno. Pensa a quanto è bello il mondo del calcio se inteso così: con organizzazione e idee chiare si può portare il gioco del pallone anche laddove a certi livelli neanche lo si immaginava. Ci si lamenta che Napoli-Frosinone non sia appetibile per le TV? Redistribuiamo gli introiti dei diritti secondo il modello inglese e poi vediamo se la distanza tra le rose diminuisce o meno. Scelte miopi portano a conseguenze del genere e le piazze meno prestigiose non ne hanno colpe. Calciatori importanti vogliono ingaggi consistenti e allora bisogna reinventarsi con le armi a disposizione: cura del vivaio e prestiti di valorizzazione. Invece di farsi la guerra, i club potrebbero ragionare su virtuose sinergie e ne gioverebbe l’intero movimento. Non abbiamo la cultura della Squadra B, non siamo la Spagna: i migliori talenti converrebbe girarli con criterio a società sane in cui giocherebbero da protagonisti. Non c’è bisogno di andare a scombinare i piani della Serie C…”
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