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Quello che, forse, i tifosi si vorrebbero sentir dire

Tifare per la propria squadra vuol dire anche lasciarsi andare a sogni impossibili. Immaginare i propri colori su palcoscenici che non li vedranno mai. Ma nel caso del nostro Palermo, oggi, più che mai è meglio essere realisti e restare con i piedi per terra. Essendo certo che in questi ultimi giorni di calcio mercato non ci saranno stravolgimenti, e non arriveranno grandi giocatori, ho iniziato a pensare a quello che oggi mi piacerebbe sentirmi dire. E sono arrivato ad una conclusione che magari a tanti non piacerà, ma che credo che sarebbe la “migliore” possibile dato che fare le nozze con i fichi secchi è pressoché impossibile.

Da giornalista dovrei guardare a questa vicenda con distacco, ma non ci riesco proprio perché non mi vergogno a dire che io tifo per il Palermo. Chi lo dice che dovrei nascondere la mia fede calcistica nel nome di cosa? Forse dell’obiettività? Credo con un pizzico di presunzione, forse, di averla sempre, o quasi, mantenuta. Ed è per questo che valutando tutto quello che sta accadendo sono arrivato alla conclusione che adesso leggerete.

Mi piacerebbe che qualcuno, nello specifico Rino Foschi, considerato che della sua credibilità siamo certi, convochi una bella conferenza stampa nella quale ci dica: “Signori la situazione è drammatica, in cassa non c’è un euro, siamo quindi costretti a vendere chi può assicurarci di incassare quanto ci serve per finire la stagione. Questo non vuol dire che il nostro obiettivo cambia, anche perché solo raggiungendolo potremo garantire il futuro del Palermo. Faremo di tutto per andare in serie A con il gruppo che c’è qui e che tanto bene ha fatto fino al termine del girone di andata. Chiedo ai tifosi di darci quell’aiuto che per noi è indispensabile, tornando a riempire il Barbera. Il Palermo è della gente di Palermo e solo con il loro aiuto possiamo venir fuori da questa situazione. Aiutatemi ad aiutare la squadra ed iniziamo a remare tutti insieme per tornare dove voi, gente di Palermo, meritate di stare”.

Sono certo che questo resterà un mio “particolarissimo sogno”, in ogni caso sognare non costa nulla anche perché in cassa non c’è un euro, e di questo, purtroppo, ne sono sempre più convinto.