Intervenuto ai microfoni di “Zona Vostra” su TRM, Antonio Ponte ha parlato della trattativa intavolata con Zamparini per acquisire il Palermo nell’ultimo anno e di come adesso siano ufficialmente cessate le possibilità di tornare in pista per acquistarlo.
“Purtroppo la situazione è cambiata totalmente in un modo abbastanza caotico che nessuno si aspettava. È inutile riprendere otto mesi di lavoro, da allora sono in questa storia. Tutto è iniziato a fine maggio, ne ho viste di tutti i colori. Ero molto vicino a fare diverse cose, ma è inutile elencarle tutte. La situazione che c’è adesso è l’ultima cosa che mi aspettavo, non credo ai miei occhi. Le cose non sono migliorate, non è vero che ora il Palermo si può comprare meglio, le cose sono peggio di prima in base a quello che sta succedendo. Se prima c’era la buona volontà da parte di chi era propenso a fare dei gesti verso il Palermo, ora la maggioranza aspetta solo di chiedere soldi da mesi. È diventato tutto molto difficile, si parla di somme abbastanza forti, tra i 40 e i 50 milioni”.
L’imprenditore ha voluto sottolineare come la trattativa con gli inglesi sia stata portata avanti in maniera errata, ovvero una trattativa basata soltanto sull’eventuale promozione in Serie A, dando per scontato che il Palermo non sarebbe rimasto in B:
“Non si poteva pensare solo a un bonus per andare in serie A, si doveva pensare anche a un’eventuale permanenza in serie B, che avrebbe portato a un ulteriore aumento di perdite per circa 15 milioni. Si sarebbe arrivato a discutere di chi avrebbe pagato cosa, invece si è parlato di una sola eventualità. Adesso non c’è più questa doppia eventualità, bisogna trattare con una società che non ha soldi e che quindi non può discutere su certe basi. In questo momento la vendita la fa la Sport Capital Group, che non avendo soldi non può trattare nè parlare di eventuale permanenza in serie B”.
Qualche considerazione anche per gli eventuali investitori che vorrebbero risolvere il problema degli stipendi e della regolarizzazione Covisoc: “Non basta mettere i primi 3 o 5 milioni, poi bisogna fare tutto il resto e chi mette i primi soldi deve sapere tutto questo. È vero che salendo in serie A succedono cose positive sul piano finanziario, tutti quelli che si sono avvicinati al Palermo, me compreso erano convinti della bontà del lato sportivo. Il Palermo si salva solo se va in serie A, in caso di permanenza in serie B ci sarà il patatrac, perciò è difficile pensare di continuare con una società indebitata e con impegni da serie A ma con entrate da serie B”.
Tornando alla trattativa con Zamparini, Ponte svela le cifre di quell’operazione mai andata in porto e del perché Zamparini abbia preferito vendere agli inglesi piuttosto che a lui: “A settembre-ottobre feci una proposta a Zamparini. Lui doveva 22 milioni al Palermo, se lui avesse messo 15 milioni per coprire i debiti io ne avrei messi 25. Sarebbero entrati 40 milioni nelle casse e la società era salva e poteva operare in tranquillità. Lui non voleva mettere soldi nel Palermo, anzi voleva liberarsene, quindi saltò questa proposta e arrivarono gli inglesi e gli italiani con tante promesse. Questi hanno comprato firmando tutto e dicendo che avrebbero assorbito tutti i debiti: una manna per chi vendeva. Zamparini ha fatto un’operazione fantastica dal suo punto di vista, si liberava dei debiti in cambio della serie A”.
Infine, l’imprenditore italo-svizzero mostra il suo scetticismo sulla vendita del Palermo, facendo notare che è plausibile che Zamparini abbia ceduto la società pur non avendo avuto garanzie ma costretto anche dai fatti giudiziari di cui è protagonista: “Ricordo quanto ci tenesse lui a vedere fatti e non parole. Il fatto di aver ceduto senza garanzie mi sembra stranissimo, non ho mai visto il contratto. Magari ha ceduto perchè era in una situazione difficile anche sul piano giudiziario tanto da ritrovarsi costretto a vendere, ma faccio fatica a credere che non abbia messo condizioni e garanzie che al momento non si vedono. Sembra ci sia un totale caos tra chi ha comprato, addirittura non ci sono più gli inglesi”.
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