Il Palermo ha vinto una battaglia, non la guerra.
Grazie al generale Mirri la società rosanero ha vinto la battaglia contro la penalizzazione, ma la guerra, quella grande, non è ancora stata vinta, è ancora in corso e non sarà semplice vincerla definitivamente.
Tutto è bene ciò che finisce bene ed un po’ di serenità ci voleva. Ma ora non abbassare la guardia e lavorare per trovare gente seria e solvibile. Non come i precedenti. Daniele Mirri è un po’ pazzerello, forse come sono un po’ tutti gli imprenditori. Investono, scommettono e sperano.
Però lui è un po’ più pazzo perché ha scommesso al buio e sicuramente in azienda da lunedì mattina lo guarderanno in cagnesco. Ed anche in famiglia probabilmente cambieranno abitudini. A natale, invece della solita maglia del Palermo, forse gli regaleranno una camicia. Sì, la camicia di forza. Come si conviene a chi vuoi bloccare e rendere innocuo.
Ha agito soprattutto da tifoso prima che da imprenditore e di questo la città dovrà dargliene merito, comunque vada.
Ha agito come quel bambino che ha sempre guardato il suo giocattolo preferito posseduto da altri e un giorno finalmente ha potuto farlo suo.
È il giorno più bello della mia vita- ha detto. Adesso bisogna farlo diventare fantastico. Per questo ci vogliono altri e ci vuole soprattutto mettere finalmente le carte in tavola. Conoscere documenti, conti, debiti è indispensabile per qualunque compratore. Assurdo che dopo tutti questi mesi ancora non siano venuti fuori. Mirri ha salvato la baracca. Ora ci vuole chi salva i burattini. Ma non ci serve un’altra pupiata, sia chiaro. Si è perso fin troppo tempo. Ora ci vuole gente seria: poco importa se sia York Capital, Carisma, Preziosi o Follieri.
L’importante è che abbia intenzioni serie. Ed in questo la città deve aiutarlo, bisogna vigilare e tenere alta l’attenzione in maniera critica e attenta. Mirri ha parlato di azionariato popolare: chissà se sia strada percorribile oppure solo un’idea romantica. Però sarebbe bello che Palermo diventasse il primo caso italiano.
Ma forse siamo solo sognatori, come Mirri
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