Una vita a seguire la squadra della mia città e a venerare i colori rosa e nero come una religione. Ho voluto provare a vivere intorno alla situazione triste e calda dell’ultimo periodo rosanero, cercando in diversi modi di non entrarci troppo.
Social intasati e voci che girano, ma anche in quel caso cercavo di tappare le orecchie e assimilare il minimo indispensabile. Una sola cosa vedevo e ascoltavo con dedizione, quella cosa che inizia con un fischietto alla bocca di un arbitro e si conclude allo stesso modo, con una sola differenza; nel primo caso il fischio è uno nell’altro sono ben 3. Lì si aprivano orecchie e occhi, e il cuore cominciava a farsi sentire. Vedevo 11 ragazzi che giocavano a quello che per me è lo sport più bello al mondo, il calcio. Prestazioni deludenti e risultati altrettanto tristi, ma una cosa era evidente: quelli non erano calciatori a lavoro, quelli erano ragazzi spaesati e debilitati fisicamente e psicologicamente. Salernitana, Cremonese e Foggia: 3 fulmini a ciel sereno che hanno colpito un albero striminzito e quasi spezzato, il quale però non ha più linfa vitale e rimane in piedi per inerzia.
Un uomo di nome Rino Foschi, unica pioggia ad abbeverare un terreno arido, che fa da base all’albero portato all’estremo e prosciugato della sua stessa vita. Pioggia che si è vista, sia realmente sia metaforicamente, per il match che sa di serie A, tra prima e seconda l’ultima giornata, partita che ai fatti ha fatto più bene alla piazza bresciana che a quella palermitana ma gli applausi non hanno tardato a sentirsi, tranne da qualche “allenatore dagli spalti”.
Un esperimento il mio che, devo ammettere, mi ha fatto crescere nella considerazione del calcio come sport e non come telenovela o macchina da soldi. D’altronde per metodo scientifico, o metodo sperimentale, si intende una modalità utilizzata per conoscere la realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile. Inglesi, americani, friulani, pugliesi, romagnoli, siciliani; tutti dentro una barca ma nessuno che rema e le onde arrivano sempre più alte e pericolose, ma con l’onda della penalizzazione che sembra scampata si intravede un po’ di luce. Una luce che ora si dovrà riflettere nuovamente sugli spalti del Renzo Barbera, perché urlare i nomi dei calciatori alla lettura della formazione manca un po’ a tutti.
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