Il pari è giusto, ma non è buono. Alla fine un punto nella difficile Calabria può pure andar bene per carità, quello che va meno bene è la prestazione. O meglio l’atteggiamento della squadra. E non è la prima volta, anzi. Già da diverse partite la musica sembra sempre la stessa. Monotona e piatta, quasi fastidiosa.
Una squadra che per larghi tratti della gara, trotterella, subisce anche gli avversari per poi svegliarsi 20-25 minuti ed assumere finalmente il piglio della capolista.
A volte bastano (vedi il pari di Venezia), altre no come ieri dove i rosanero soltanto nella parte nella parte centrale della ripresa si sono arrabbiati, hanno iniziato a pressare alto ed hanno chiuso il Cosenza nella sua metà campo.
E siccome non è la prima volta verrebbe da pensare che è un fatto studiato: far stancare gli avversari per provare nel finale la zampata vincente. Ma non funziona. Due punti nelle ultime tre trasferte con Crotone Venezia e Cosenza (mica Juve o Barcellona) , sono davvero pochi per una squadra che deve, sottolineamo deve, salire in serie A.
Se i rosa fossero capaci di aumentare questo atteggiamento cazzuto anche per più tempo, otterrebbero di più. Il problema è la testa, la convinzione, l’atteggiamento.
Gli avversari alla vigilia ti temono, caro Palermo, ma tu devi essere in grado di farti temere altrimenti prendono confidenza e si gioca alla pari. E può succedere di tutto.
Più che su moduli, modulicchi e tattiche forse bisognerebbe lavorare sull’atteggiamento mentale, cercando di pompare l’autostima e la “cazzimma“.
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