Le carte di Pecoraro puntano sulla plusvalenza fittizia dell’affare Mepal-Alyssa
Così i conti rosa sono precipitati: «Questi crediti non valgono niente».
Le accuse utilizzate dagli 007 federali basate su intercettazioni
Questo il titolo del Giornale di Sicilia, oggi in edicola
Nel suo articolo Riccardo Arena sintetizza passaggi e intercettazioni che hanno fatto precipitare il Palermo nell’attuale situazione. Ci racconta che in casa Palermo le decisioni venivano prese dalla famiglia Zamparini con operazioni che passavano attraverso il conto della figlia Greta.
Il tutto fatto con grande faciloneria ed approssimazione.
Alla base di tutto c’è, come sappiamo, “l’escamotage”, (così lo definì lo stesso Zamparini intercettato) dell’operazione Mepal-Alyssa: Zamparini cede a sé stesso il marchio, lo fa sopravvalutare da Morosi, commercialista ma anche presidente del collegio sindacale( anche lui accusato,ndr), che simula di avere un credito di 22 milioni che in realtà non esiste ma che consente alla squadra di andare avanti, di iscriversi regolarmente ai campionati e di non obbligare Zamparini a risanare di tasca propria.
Questo quanto scoperto dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Palermo che hanno poi consegnato tutti gli atti al capo della Procura Federcalcio, Pecoraro.
Nell’articolo sono riportate poi diverse intercettazioni come ad esempio quella del maggio 2017 quando Zamparini parlando con il suo braccio destro Baiguera, diceva: “Mepal e Alyssa non sono niente altro che operazioni finanziarie per ottimizzare il bilancio, stop, chiuso… ma finanziaria vuol dire di bilancio, non di soldi… Una operazione secondo le leggi e dal punto di vista patrimoniale non conta un ca….”.
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