È questo il contenuto principale dell’articolo di Tullio Calzone sulla Corriere dello Sport, oggi in edicola, dove si racconta la giornata convulsa vissuta ieri in Corte d’appello Federale che doveva discutere sul ricorso presentato dal Palermo in merito alla sentenza del tribunale Federale.
L’udienza, dapprima fissata per le 14:30 è stata voi posticipata alle 16:30 e il presidente della sezione che doveva giudicare si è presentato in aula con una copia del giornale Repubblica su cui veniva riportata una vecchia inchiesta sul suo conto. Adducendo di non essere nelle condizioni di tranquillità per poter giudicare serenamente chiedeva di astenersi.
La decisione non è stata presa bene dai legali del Palermo che si sentivano evidentemente danneggiati dal rinvio reagendo con fermezza “….non sono mancati battibecchi dialettici tra il difensore della Lega e il Palermo…Scintille, accuse, parole grosse. Volano gli stracci, ma non arriva nessuna sentenza”.
Adesso, scrive Calzone, possono presentarsi tantissimi scenari anche se sicuramente il rinvio della sentenza complica notevolmente l’obiettivo a cui puntava la nuova proprietà e cioè l’annullamento dei play-off e il ripristino della classifica “…Ma gli scenari si moltiplicano di ora in ora e non si possono escludere altre clamorose soluzioni, anche una penalizzazione afflittiva sino al punto di obbligare i rosanero a disputare i riabilitati play-out”.
.
Ma se proprio la magistratura sportiva si sta comportando malissimo, come fa ad infliggere pene peraltro non date dalla magistratura ordinaria? Vero è che godono di autonomia, ma la verità e giustizia è solo una. Se la Cassazione ha scritto che l’operazione mepal-alyssa fu corretta e vera, come può dire il contrario la magistratura sportiva che basa l’accusa proprio sulla presunta falsità di questa operazione? Si devono rigiocare i play-off con il Palermo così come si devono giocare i play-out come sentenziato oggi dal Tar del Lazio.