Lo stesso morto insegna a piangere è un antico proverbio palermitano con cui si vuole sottolineare che ci si adatta a tutto e che si è capaci di reagire a qualunque evento.
Così ha fatto il tifoso palermitano in tutti questi anni bui, pieni più di amarezze che di gioie (dalla finale di Coppa Italia in poi). Si è adeguato, ha trovato dentro di se le soluzioni per resistere ed è cresciuto. È cresciuto tantissimo.
Sarà stato il terrore di un possibile fallimento, ma in questi giorni dimostra grande maturità. Sono finiti i tempi in cui ci si esaltava per un grosso acquisto o per progetti ambiziosi. Adesso anche il tifoso palermitano parla di bilanci, di conti in regola e sembra più interessato all’equilibrio societario che alla promozione a tutti i costi.
Il piano aziendale di Arkus, la loro esigenza prioritaria di risanare i conti e levare debiti, ingaggi elevati e spese superflue, incontra il favore della gente anche a scapito di qualche sconfitta in più.
È come se il tifoso dicesse “intanto sistemiamo la società e poi pensiamo alla promozione”. Un grosso segno di maturità. Ed allora faranno piacere le parole di oggi del Patron Arkus Salvatore Tuttolomondo quando dice: “Ho soci pronti ad intervenire per accompagnarci nel progetto di rilancio e per riaffermare i valori di questo club ai livelli che merita. Una promessa? La serie A.”
Parole che oltre a guardare l’aspetto economico stimolano quello sportivo.
Ma ancora più convincente è il ragionamento del direttore generale Lucchesi che abbiamo intervistato ieri sera a Gold78. Nella sintesi esatta delle sue parole, non solo la priorità di sanare bilanci, pendenze e sprechi ma anche un progetto promozione che possa raggiungersi anche contenendo le spese :
“La volontà nostra è quella di andare in Serie A l’anno prossimo e lavoreremo per costruire una squadra per primeggiare, però se per rischiare di fare un punto in più si deve compromettere la stabilità aziendale, preferisco fare qualche punto in meno per non avere assolutamente problemi…Non ho mai detto che il Palermo punterà al risparmio o al misero, ma di allestire una squadra per la Serie A senza sbagliare nulla in fatto di bilancio, quindi fare bene ma spendendo meno. Si può andare in Serie A senza fare debiti ogni anno di 30 milioni, non mi sembra di aver detto una “bischerata”
I ragionamenti e le intenzioni sono nobili; poi a volte i fatti si scontrano con una realtà calcistica fatta di politica, procuratori, faccendieri e cose oscure…
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