Gli anni più belli con gli etnei. Il futuro tecnico rosanero ama il 4-3-3 e i giovani.
In rossazzurro centrò anche una salvezza nello “spareggio” contro il Chievo.
Il suo Paternò nel 2001 risultò la squadra che giocava meglio a livello europeo.
Da calciatore nel ruolo di mezzala ha vestito le maglie di Marsala, Akragas, Siracusa, Battipagliese, Potenza, Messina Peloro e Catania. Dopo aver smesso di giocare ha iniziato la
carriera di allenatore in Sicilia guidando agli inizi il Milazzo, poi Ragusa e Paternò.
Questo il titolo della Gazzetta dello Sport , oggi in edicola
Taciturno e amante del bel gioco.
Comincia così l’articolo di Fabrizio Vitale che traccia un ritratto del possibile allenatore rosanero, ex centrocampista di qualità che però non ha mai giocato ne in A ne in B.
Dopo tanti campi di provincia calcati, appende le scarpe al chiodo nel ’98 ed inizia la sua carriera di allenatore a Milazzo.
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Nell’articolo la ricostruzione della carriera di Pasquale Marino da allenatore, dagli inizi nelle categorie dilettantistiche fino alla Coppa Uefa con l’Udinese; poi tante esperienze a Parma, Genova, Pescara, Vicenza, Frosinone, Brescia e infine La Spezia dove si è giocato i play-off appena terminati valorizzando diversi giovani.
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I suoi fan di Facebook, scrive Vitale, lo hanno soprannominato “il tridente delle Egadi”.
Scrive il giornale che il suo distacco dallo Spezia nasce anche da motivi familiari e cioè la voglia di riavvicinarsi a casa dopo la scomparsa del suocero a cui era molto legato ed anche in vista del matrimonio della figlia.
Insomma aveva voglia di respirare un po’ di aria di casa.
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