Al termine della settimana più drammatica della trentennale storia rosanero, non siamo ancora riusciti a trovare una risposta alla domanda più semplice: perché?
Ed i perché sono tanti e tutti senza risposta. Perché hanno comprato il Palermo? Perché hanno fatto tutte quelle dichiarazioni inutili? Perché non hanno mollato quando potevano? Perché hanno ingaggiato Marino? Perché hanno messo (se è vero) 7 milioni sapendo che senza altri versamenti sarebbero stati persi? Perché continuare ad insistere di fronte all’evidenza più triste? A tutti questi perché non c’è risposta, tranne al primo. Perché hanno comprato il Palermo. Per fare bingo.
Col Palermo in serie A, tanti soldi che entrano, si risana tutto, si vendono tanti giocatori, si sistema tutto e poi si rivende. Bingo. Questo il piano A. (Il piano B è solo dei malpensanti)
Poi succede che non batti lo Spezia e tutto si complica, anzi crolla.
Perché è evidente che questa società non ha soldi.
Si può urlare o minacciare quanto si vuole ma se si fosse tenuto fede ad una sola promessa fatta, la più importante, il Palermo sarebbe vivo. Invece è stato cannibalizzato, ucciso e sepolto.
Se si fosse cioè rispettata la promessa di quei 30 milioni (all inclusive) più volte sbandierata in conferenze fumose e teatrali, qualunque banca avrebbe sganciato la fideiussione e non saremmo arrivati al funerale.
Invece si urla e si insiste a sostenere posizioni indifendibili perché l’attacco, da sempre, è la migliore difesa.
Non bisognerebbe fare tante domande. Solo una. Perché non avete messo i 30 milioni annunciati?
Poi potremmo discutere di tutto e di altro, ma senza una risposta convincente a questa domanda, il resto è solo il proseguimento del teatrino.
Fatto bene per carità, ma sempre teatrino.
E i tifosi si chiedono di chi è la regia di questa tragedia pirandelliana.
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