Classe ’81, dal 2017 con la maglia rosanero, Alberto Pomini è stato uomo di spogliatoio e un vero e proprio punto di riferimento per il Palermo lungo quest’anno tortuoso. Il portiere ormai è attualmente svincolato, in attesa di approdare a Venezia (dove l’accordo è quasi stato raggiunto). In attesa di partire da Palermo, Pomini ha rilasciato una lunga intervista a TMW che riportiamo integralmente:
Pomini, che è successo al Palermo?
“Non lo so, davvero… non so darmi una spiegazione. Non ho idea di cosa si sia messo in moto. Che la nuova proprietà non desse garanzie era la sensazione di tanti. Però dopo tutto il caos del ricorso un minimo di illusione, qualche certezza in più, c’era. Ero convinto che almeno l’iscrizione sarebbe avvenuta. Anche se immagino che anche se ci fossimo iscritti durante l’anno ci sarebbe stato da soffrire”.
Prima di Arkus Network gli inglesi a cui Foschi aveva strappato la società dalle mani cercando di farla tornare a galla. Le sue impressioni?
“Beh, sugli inglesi la mia impressione era praticamente uguale a quella su Arkus… Foschi invece ci ha messo l’anima, così come Mirri che ha messo i soldi per davvero al contrario di altri. A febbraio e marzo ci hanno pagato ma già li c’era qualche sentore. La parabola discendente è partita proprio con gli inglesi. Da dentro puoi avere la sensazione se l’interlocutore è credibile o no. Vivevamo da novembre nell’incertezza. Gli interlocutori ci dicevano cose che non corrispondevano ai fatti. A stagione in corso però per non condizionare l’andamento dovevi dire che tutto andava bene, anche se magari immaginavi”.
In due anni ne ha viste davvero tante…
“Non ci è mancato nulla, davvero. Con Rispoli qualche settimana prima che accadesse quello che è accaduto abbiamo fatto una battuta del tipo ‘dopo tutto sto casino vedi se non ci iscriviamo’. E alla fine, sembra incredibile, non ci siamo iscritti per davvero”.
Lei a Palermo è stato apprezzato anche fuori dal campo.
”Palermo mi ha fatto rinascere, essere apprezzato fuori dal campo fa piacere. Vuol dire che al di là del rettangolo di gioco qualcosa lasci. Sono contento”.
Il Palermo non vi ha ancora pagato gli stipendi. Lucchesi in qualità di direttore generale che garanzie vi aveva dato?
“Nessuna. Perché nei giorni attorno al 21-22-23 giugno quando vedevamo che non c’erano garanzie ho cercato di insistere per avere le contabili dei bonifici ma a parte qualche parola a vanvera non ci hanno dato prove. Il 24 le contabili non si vedevano, il 25 neppure… e quindi la situazione era palese”.
E pensare che stava per rinnovare il contratto…
“Ero anche abbastanza avanti. Avevo praticamente fatto. Avrei voluto continuare con il Palermo…”.
Lei per i compagni, in qualità di rappresentante dell’AIC era anche un riferimento. Come ha provato a spiegare la vicenda ai più giovani e agli stranieri?
“Non era semplice neanche per me da capire… l’unica cosa è che ti preparavi al peggio. Essere preparati al peggio, che poi è avvenuto, ci ha fatto trovare più pronti”.
Gli altri due portieri del Palermo: Brignoli andrà all’Empoli, il 97 Alastra può essere l’investimento per il futuro.
“Per la Serie B Brignoli è una garanzia, chi vuole vincere il campionato sa che può contare su di lui. Fabrizio ha grandi potenzialità, spero trovi in fretta anche lui e che possa dimostrare tutte le sue qualità: è forte, si farà valere e mi auguro possa esplodere perché ha sempre lavorato al massimo e ha qualità importanti. Brignoli è una garanzia per il presente, Alastra per il futuro”.
E lei, Spezia o Venezia nel futuro?
“Finché non firmi nel calcio non c’è niente di concreto. Spero di trovare squadra il prima possibile. Il campo è la cosa che può togliere tutte le amarezze. Che sia Spezia o Venezia accetterò con entusiasmo. Non vedo l’ora di ricominciare”.
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