Non so perché da questa mattina questa famoso detto palermitano mi ronza in testa anche perché da diversi mesi lo sostengo.
Dopo aver letto sul Giornale di Sicilia l’articolo dell’esperto Riccardo Arena, questa frase rimbalza fra i miei pensieri. Riportiamo per intero.
“Per i pm la prospettiva sta rapidamente cambiando: il fallimento o la stessa istanza farà comparire sullo sfondo la bancarotta, reato molto grave.. con la bancarotta, il pool coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca infatti potrà innanzitutto andare a ritroso e verificare le posizioni non solo degli ultimi amministratori ma di tutti coloro che, potenzialmente, potrebbero avere avuto un ruolo nel crac; obiettivo, scoprire se e come siano spariti i soldi di tante plusvalenze del Palermo dei campioni come Toni, Amauri, Cavani, Pastore, Belotti, Dybala. C’è da capire cioè se Zamparini e gli altri amministratori abbiano creato una situazione di pre-dissesto, «distraendo» le somme per altri scopi e destinandole ad altre aziende del suo gruppo, depauperando le casse della società e dovendo poi ricorrere a espedienti come la ingarbugliata questione della cessione del marchio, la cosiddetta vicenda Mepal-Alyssa..
Zamparini è imputato di false comunicazioni alla Covisoc e falsi nei bilanci 2014, 2015 e 2016. Anche queste contestazioni potrebbero essere riqualificate come bancarotta da falso in bilancio, con l’aggravante del dissesto…”
In ultima analisi tutti i “giri di valzer”, (come li ha definiti la magistratura), non solo sono stati inutili ma addirittura controproducenti.
Sostengo da mesi che tutta la triste storia del Palermo di quest’ultimo anno è figlia del processo a carico dell’ex patron.
Inglesi e momenti successivi sono conseguenze del processo. Dimostrando di aver definitivamente ceduto la società si è sempre pensato di alleggerire i capi d’accusa e tornare a passeggiare liberamente. Anche un eventuale fallimento del club si è creduto non gli venisse messo in conto, ma addebitato solo ai nuovi arrivati.
Pare invece che non sia così perché la procura, forte del detto partenopeo “cca nisciuno è fess” , pare voglio affondare il coltello della bancarotta fraudolenta, cosa ben più grave e pesante che porterebbe indagini a ritroso fino alle plusvalenze e dunque accertamenti sulla reale destinazione dei guadagni o delle possibili distrazioni, come abbiamo letto in precedenza.
Negli anni c’è stata una gestione che abbia creato una situazione di pre-dissesto?. Si chiedono i giudici?
Oggi invece il dissesto è totale.
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