24 luglio 2019, un’altra data storica che si va ad aggiungere a quelle che fin qui sono state le tappe principali della lunga storia del Palermo calcio. E’ Il giorno della rinascita rosanero: finalmente la squadra palermitana torna nelle mani dei palermitani.
L’annuncio del sindaco Orlando arriva alle ore 18:00 di un pomeriggio pieno di sole: si riparte da Dario Mirri, dalla società Hera Hora che, come spiega Leoluca Orlando, ha presentato la proposta più completa e convincente.
“Mi auguro – afferma il sindaco durante la conferenza stampa – che possa tornare l’entusiasmo per il calcio in città“
Accanto a lui, il giudice Leonardo Guarnotta, l’avvocato Leonardo Di Franco e l’onorevole Carlo Vizzini, che dopo aver contributo a rifondare la squadra cittadina il 7 gennaio 1987, riscrive nuovamente il suo nome nel libro della storia del Palermo calcio:
Onorevole Vizzini, quali sono state le sue emozioni in questi giorni così importanti per la rinascita del Palermo calcio?
“Devo dire che all’inizio ho provato più rabbia che emozioni – ha raccontato ai nostri microfoni l’onorevole – per tutte le vicende che ci hanno portati fin qui e per tutti i soggetti che, in questi ultimi anni, si sono presentati per acquistare il Palermo calcio. Ad iniziare da Baccaglini, che addirittura fu nominato presidente al punto tale che Zamparini lo portò anche dal Sindaco come il nuovo proprietario e si rivelò invece un bluff, fino ad arrivare a questi ultimi soggetti. A questi tentativi non ci ho mai creduto. Quindi rabbia all’inizio per quello che avevamo vissuto, poi però quando il Sindaco mi ha chiamato, sono consigliere per lo sport a Palermo a titolo gratuito, ho provato la gioia di poter essere utile alle cose che si amano ed il Palermo si ama. Quando è stato completato tutto, ho ripreso la mia vecchia cravatta rosa e mi sono presentato a tutte le riunioni indossandola. Ma quando ci penso, mi dico che tutto ciò si sarebbe potuto evitare se ci fosse stato un po’ di buona volontà e si fosse aperto un dialogo. Nessuno di quelli che sono arrivati dopo Baccaglini erano in grado di onorare i debiti e di pagare anche quelli più irrisori ”
In particolare, cosa l’ha più convinta del progetto presentato dalla cordata Mirri?
“Dopo un esame che ci ha tenuto insieme per una nottata ed un giorno intero, esaminando pagina per pagina, materia per materia, senza pregiudizi, mi ha personalmente colpito il fatto che erano state solo due le cordate che avevano fatto le proposte più concrete e che avevano fatto vedere il denaro. Alcuni parlavano di banche che davano buoni pareri, altri avevano allegato delle perizie non idonee a gestire una squadra di calcio. Alcune proposte presentate dai tifosi sono state fatte, secondo me, per mettere un segno e farsi ricordare per trovare uno spazio successivamente. Posso dire che mi ha convinto l’onorabilità e la solidità economica. Mentre gli altri promettevano di fare vedere in futuro il loro potenziale economico, senza specificare quando, la società Hera Hora ha mostrato da subito gli assegni da 250mila da versare alla Figc. Anche perché se mi sento dire “al terzo anno avremo questo deficit, ma poi noi lo saniano”, a me chi lo dice che avete la capacità di risanarlo? La banca certifica l’oggi, che ne sappiamo se tra tre anni siete ancora nelle condizioni di poter rispettare gli impegni? Ad oggi, però, nessuno degli esclusi si è accanito perché non è stato scelto. Anzi potrebbe esserci la possibilità che si apra un dialogo. Ieri abbiamo incontrato Dario Mirri ed il padre e ci hanno detto che vogliono ripartire, ma sono pronti ad aprire con chiunque altro voglia arricchire il Palermo, a condizione che abbiano i requisiti dell’onorabilità e della solidità economica. Vogliono fare un qualcosa che cambi il modello dello sport palermitano.”
Rispetto al 1986, quali sono le differenze che hanno portato la società alla radiazione?
“Quell’anno il sindaco era lo stesso, io invece ero un giovane ministro e la radiazione del Palermo fu soprattutto una decisione politica. Di fatto noi lavorammo sulla società che c’era, unimmo le forze politiche ed insieme a Confindustria ed alle cooperative cercammo di salvare il club. Non abbiamo avuto questa giostra, abbiamo perso per gli scontri politici all’interno della maggioranza relativa, qualcuno aveva deciso che a Palermo il calcio doveva scomparire. Quando trovammo la soluzione per iscriverci, telefonai alle tre di notte a Matarrese, ma lui mi rispose che oramai era troppo tardi e che aveva già iscritto al campionato di serie B il Pescara. L’anno senza calcio fu comunque prezioso per costruire le basi della nuova società. Adesso però si giocherà fra un mese, spero che per quella data sia già tutto pronto. L’atteggiamento della gente era diverso, sicuramente c’era più senso di appartenenza perché i tifosi erano arrabbiati contro la federazione e seguivano con molta passione le vicende del Palermo calcio.”
E’ innegabile che i primi anni della gestione di Zamparini hanno portato il club ad alti livelli, poi il declino, infine un epilogo amaro ed inglorioso. Che idea si è fatta?
“Zamparini non è mai stato tifoso, sarebbe ingiusto dire che non ci ha mai fatto sognare, ma la sua mancanza di fraternità e di simpatia con le persone ha sempre tenuto lontano i tifosi. Secondo me la fine di tutto è la notte della finale di Coppa Italia a Roma. Che quando lo dico mi vengono ancora i brividi. Ero allo stadio Olimpico, che era uno spettacolo, e lui non c’era! Siamo usciti sconfitti contro l’Inter, ma con dignità. Quando Rossi a fine partita fece il giro del campo per salutare i tifosi, Zamparini non digerì la cosa e da allora iniziò la nostra fine. Per capire meglio il nostro epilogo, bisognerebbe chiederlo ai veneziani, ha fatto la stessa cosa con loro. E la beffa è che in serie B al posto nostro ci va il Venezia. Io dico che lui all’inizio ha messo realmente i soldi, qualcosa durante la gestione l’ha sbagliata, ma non è bastato. Non ha mai mostrato nessun attaccamento al Palermo, è sempre stato altezzoso e non è riuscito a creare un vero legame d’amore con i tifosi. Peccato!
Cosa vuole dire ai tifosi, provati ed amareggiati dalle ultime vicissitudine che hanno portato la vecchia società al baratro?
“Se dovessi dire una cosa, vorrei sentire un bel coro: “Palermo alzati e corri”
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