TifosiPalermo

Tutte le ultime news sul Palermo Calcio

“Appena molla Zamparini il Palermo muore”. Storia di una vampata a colazione

Palermo tifosi

Cronaca di una giornata iniziata male.
Ore 8.00, sala colazione dell’Hotel dove alloggio per seguire questo ritiro madonita.
Da un tavolo quasi adiacenti al mio un ospite più o meno quarantenne mi chiede il perché del mio star li comunicandomi di conseguenza del suo e della sua provenienza: Marsala.
Ma, al di là di ogni aspettativa, non procede parlando della prima di campionato o dello stato del campo Municipale di Marsala.

Dopo un commento iniziale sulle sorti amare del Palermo e il dispiacere per questo fallimento, affonda subito il colpo. Lui, ignaro, non sa di farlo ma per me è come ricevere un pugno nello stomaco.
Fra un cornetto, un caffè e una torta al cioccolato, esplode in un pensiero pronunciato ad alta voce: “Io lo dicevo che quando Zamparini andava via il Palermo si sarebbe ridotto così”.

Avete presente le vampate di calore? (Le donne più o meno cinquantenni sanno di cosa parlo). Ebbene senza ancora aver raggiunto l’andropausa, venivo colpito da improvvisa quaranata.
Nonostante la colazione prendesse vie diverse dall’esofago (cioè mi andava di traverso), riuscivo a mantenere la calma e dopo aver flemmaticamente sorseggiato una tazzina di caffè cercavo di ritrovare quella calma interiore opportuna e rispondevo con la saggezza e la flemma di un monaco tibetano.

Raccontavo al simpatico marsalese degli inglesi, di sport Capital Group e poi di Arkus, di Pistilli, della De Angeli e di Albanese(non lo dimentico).
Insomma facevo una lunga dissertazione sul concetto di pupiata.
Alla fine, sul momento, era soddisfatto, l’ospite marsalese aveva capito e cambiato opinione.

Poi però nonostante la marmellata artigianale prodotta dalla gentile titolare dell’hotel madonita, avevo l’amaro in bocca. Mi chiedevo come era possibile che non fossimo riusciti, in tutti questi mesi, a far capire alla gente come stavano le cose, chi erano le marionette e chi il puparo.
Evidentemente non siamo stati così incisivi come pensavamo.