Dario Mirri a una settimana dall’inizio della D, si racconta. E spiega il suo piano.
“Nel mio Palermo i valori contano più dei soldi”.
“Il primo a chiamarmi presidente è stato Salvo Ficarra a febbraio durante un incontro a Milano Devo dire che ci ha visto lungo e ha indovinato.”
“Miccoli al galà del Barbera? Io l’ho invitato solo a una partita di calcio e parlo di pallone Altri giudizi spettano ai magistrati.”
“Mia moglie e mia figlia sono preoccupate che il calcio possa togliere felicità alla mia famiglia Voglio dare gioia ai palermitani come fece zio Renzo.”
Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola
Lunga intervista di Massimo Norrito con il presidente Mirri. La sua gioia, il suo impegno, la sua responsabilità ma anche i ricordi da bambino e le paure per l’equilibrio della sua famiglia.
Vi riportiamo alcuni passaggi dell’intervista che potete leggere sul giornale in edicola:
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“Quello che sta accadendo in questi giorni va molto oltre il mio sogno..
Per me la fine del Palermo è un lutto. Con la morte della vecchia società per noi tifosi è arrivata la mezzanotte..
Il calcio è il pretesto per dimostrare che in questa città ce la possiamo fare. Rappresento quei palermitani che vogliono fare bene senza subire le scelte di altri..
Essere tifoso non esclude l’essere imprenditore. Il Palermo di oggi rappresenta una opportunità imprenditoriale nella quale io ho investito i miei soldi..
Il nuovo Palermo deve fondarsi sul senso di appartenenza. Non importa quanto riusciremo a raccogliere dall’azionariato popolare, la cosa importante è che ci siano tante teste a partecipare alla nuova società..
La sciarpa ce l’ho, ma non la ostento. Io sono rosanero dentro. Il mio cuore è rosanero..
Non sarebbe ragionevole fare lo stadio quando prima devi fare il centro sportivo. Sarebbe solo una speculazione..
..ho già avviato i contatti con la questura per uno stadio senza barriere…”
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