Quando l’amore per la tua città e per la maglia con cui sei cresciuto va oltre ogni limite. L’appartenenza è il fattore principale su cui si basa il percorso del nuovo Palermo targato Mirri-Di Piazza, e Andrea Accardi è colui che lo rappresenta sul campo. Non ha voluto andarsene, ha preferito aspettare la chiamata dei direttori e firmare un nuovo contratto. Questo era il suo obiettivo.
Soltanto 9 presenze collezionate nelle prime due stagioni in prima squadra, ma infinita umiltà, e adesso può soltanto crescere come tutti, partendo dal gradino più basso. Lo spazio cerca di ritagliarselo sempre di più, magari inizialmente non disturbando a due pilastri come Crivello e Lancini, ma a sinistra dove si può alternare benissimo con Vaccaro.
E’ stato il primo della rosa a presentarsi alla stampa in quel di Petralia. I tifosi l’hanno voluto subito capitano, ma alla fine è lo staff tecnico che decide, e allora può solo accontentarsi del coro della Nord in suo nome. Nella prima di campionato è titolare a Marsala: lotta, si invola sulla fascia provando un paio di volte la conclusione. Si dimostra particolarmente “socievole” nei confronti di Luca Ficarrotta, una settimana dopo se lo ritrova in squadra con sé.
La settimana dopo, il ritorno nel suo “Barbera”, lo stadio in cui sognava di giocare fin da piccolo. La pratica San Tommaso era stata risolta in meno di mezz’ora, al punto di far rifiatare Ricciardo negli ultimi sgoccioli di partita. Andrea viene acclamato dagli oltre 16 mila della Favorita e gli bastano due minuti per dire “Sono tornato”. Sotto la Nord, ma nella propria porta, con uno sfortunato colpo di testa.
Archiviata anche la vittoria di Locri contro il Roccella, la truppa di Pergolizzi riesce a battere anche il Marina di Ragusa. Andrea parte dalla panchina, ma riesce a trovare spazio nell’ultima parte di gioco subentrando a Santana. Dopo pochi minuti però si fa male al setto nasale dopo uno scontro con un avversario. Basta un attimo per essere consapevole che quest’episodio lo fermerà per un po’, ma lui non crolla, resta in campo fino all’ultimo.
Salta la trasferta di Messina ma gioca dall’inizio contro la Cittanovese. Si presenta in modo diverso, con una mascherina nera al volto. Questa mascherina ha vita breve: la getta per terra, la butta fuori dal campo. Lui è impegnato a padroneggiare la fascia sinistra, non vuole perdere tempo. Tutti i sacrifici sembrano premiarlo. Angolo corto di Martinelli, Doda si sgancia e lo serve: può solo spingerla in porta. Tutti guardano l’arbitro perché il fuorigioco è molto probabile, si gira anche Andrea, ma è l’unico che ci crede fino all’ultimo, stenta ad andare sotto la curva a prendersi il boato della Nord. Arriva la sentenza, il gol è annullato, la disperazione non gliela toglie nessuno. L’arbitro fischia comunque un calcio di rigore, poteva anche batterlo lui, segna Ricciardo, 3-0.
Stiamone certi che la gioia arriverà, e sarà quella più bella di tutte.
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