Vergogna. Sdegno. Resa. Sono le prime parole che vengono in mente pensando al divieto della trasferta di Biancavilla per i tifosi del Palermo. Premettendo che non è un discorso di parte, ma estendibile a tutti i divieti per tutte le tifoserie.
Lo sport, per sua natura è inclusione e non esclusione. Per cui quando leggo che le tifoserie ospiti non possono assistere a uno spettacolo, a una partita di calcio, ho l’orticaria. Che tristezza.
Il calcio, nel suo specifico, è lo sport più popolare al mondo, il più diffuso, il più amato. Dovrebbe fare da traino per le altre discipline, invece siamo sempre più indietro. Nella fattispecie, tengo a precisare, che il senso di rabbia non lo provo nei confronti dei sostenitori rosanero (civilissimi) o verso i tifosi del Biancavilla, o del Catania o di qualunque altra squadra, ma verso quegli organi che dispongono divieti.
Anzichè educare, civilizzare, sensibilizzare, anzichè affrontare i problemi li evitano a monte, colpendo tutti alla cieca con un’interdizione medievale. Ma che civiltà è? Che Stato garantista è? Perchè la persona perbene dovrebbe stare a casa, per colpa di qualche incivile che nel passato (e nello specifico non parliamo delle tifoserie di Biancavilla e Palermo) ha commesso atti ignobili?
Credo che disporre delle interdizioni sia molto semplice, molto più difficile invece è affrontare di petto una piaga sociale che è quella degli scontri tra tifoserie. Fra l’altro, sono più che sicuro che gli stessi sostenitori del Biancavilla avrebbero piacere ad accogliere i propri rivali sportivi nelle tribune di casa e nascondersi dietro dei provvedimenti non risolverà mai niente, anzi, alimenterà sempre più il problema.
Se c’è una malattia, si cerca la cura, non si uccide il paziente. La Serie D, dovrebbe essere un modo per promuovere il calcio tra squadre siciliane, giornate di festa dove il Palermo e i suoi tifosi possono andare a divertirsi per mezzo del pallone, nei vari comuni dei nostri conterranei. Nessuno scontro, nessun appuntamento in autogrill o chissà dove, è solo una festa.
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A volte è meglio prevenire che curare, se si continua a gridare “chi non salta catanese è” oppure “chi non salta rosanero è”, questo è il risultato. Se le cosiddette tifoserie ultras la smettessero di gridare queste frasi con intento offensivo ne guadagnerebbe il calcio e le rispettive squadre.