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Turchia: quando lo sport si fa portavoce della propaganda politica

E’ sotto gli occhi di tutto il mondo quanto sta accadendo ai confini tra Siria e Turchia: il potente Erdogan che ha messo in allarme l’intero globo, dopo aver lanciato l’offensiva contro i curdi; scontri, frutto di secolari oppressioni locali ed intricate vicende socio-culturali e religiose.

Una situazione che non passa inosservata di certo. Ed anche il calcio, attraverso i beniamini della nazionale turca, si fa portavoce della propaganda turca, a difesa della nazione e contro l’insorgere del terrorismo.

Non hanno esitato infatti a prendere una posizione ben delineata i giocatori della nazionale, che dopo il vantaggio rimediato da Cenk Tosun, che ha portato la squadra prima nel girone, battendo l’Albania, hanno deciso di esultare tutti insieme, facendo il saluto militare, condividendo ed appoggiando le mosse del presidente Erdogan.

Un gesto che fa discutere, ma che non è stato il solo in settimana. Cengiz Under, centrocampista della Roma, ha pubblicato sul suo profilo Twitter una foto della passata stagione, in cui, con la maglia della Roma, esultava con lo stesso gesto. Inutile affermare quanto il post abbia suscitato un’ondata di polemiche.

Molti tifosi giallo-rossi hanno affermato frasi del tipo:”Non usare la nostra maglia per questi messaggi”. Under, infatti indossando la maglia della Roma, implicitamente appoggia un sistema costituito di norme e valori portanti della democrazia italiana, e quel gesto suona come un controsenso, affiliato a dei colori che rappresentano la capitale d’Italia.

Anche Demiral, difensore juventino, non ha voluto esimersi dal mostrare il suo sostegno, ribadendolo anche con un chiaro messaggio:”la Turchia ha 911 chilometri di confine con la Siria, un corridoio per i terroristi. Il PKK e l’YPG sono stati responsabili della morte di circa 40.000 persone, incluse donne, bambini e neonati. La missione turca è di prevenzione contro il terrore a cavallo di questo confine riportando 2 milioni di siriani in territori sicuri”.

Siamo sicuri che sia proprio necessario che due mondi come il calcio e la politica debbano entrare per forza in contatto? I calciatori, ormai si sa, sono dei personaggi pubblici in grado di ispirare, con il loro esempio, decine di migliaia di persone, soprattutto dopo l’avvento dei social.

Con la forza mediatica eccezionale in loro potere, quanto può essere dannoso promuovere propagande politiche di questo tipo? Il calcio dovrebbe essere solo quello giocato, mentre al giorno d’oggi purtroppo si fa carico di molti messaggi sociali, dai più positivi a quelli più contrastanti. Il calcio è un gioco, non un veicolo di messaggi.

Nel calcio si scontrano quotidianamente diversità nell’unità: “Siamo tutti giocatori, pur appartenendo ad orizzonti culturali, economici, sociali differenti“.

Le parole sono delle armi molto potenti, ma alcuni gesti possono esserlo altrettanto nella misura in cui si caricano di messaggi che vanno al di là del significato puramente concreto.

Pluralità, libertà, rispetto, nel mondo del calcio nulla è più interdetto.