Le ombre sul vecchio Palermo.
Uno dei figli dell’ex patron rosanero offre 10 milioni di euro per rafforzare la richiesta di un concordato preventivo.
Ma sul verdetto pesano le spese disinvolte del gruppo Arkus.
La procura al lavoro: dietro l’angolo un’imputazione
Zamparini, i suoi figli, i dirigenti della Arkus: tutti vogliono evitare il fallimento del vecchio Palermo.
Inizia così l’articolo di Francesco Patanè su Repubblica, oggi in edicola.
Se il Palermo dovesse fallire ci sarebbero problemi per tutti. Sia da un punto di vista penale, con il rischio bancarotta, che da quello civile, con la responsabilità economica di tutti.
Per questo motivo sia i Tuttolomondo che anche Maurizio Zamparini stanno provando in tutti i modi ad aver accolta la loro richiesta di concordato. Cosa a cui oggi il tribunale darà una risposta definitiva: fallimento oppure concordato.
E proprio per evitare il fallimento, scrive il giornale, uno dei figli di Zamparini, Andrea, la scorsa settimana ha notificato ai commissari straordinari che sono stati nominati dal tribunale fallimentare una mail con la proposta di versare 10 milioni di euro nelle casse della società.
Patanè scrive che tuttavia questa ipotesi del concordato sembra tramontata nel momento in cui si è scoperto che i Tuttolomondo avevano sperperato gli ultimi soldi della società per pagare le parcelle di commercialisti ed avvocati incaricati proprio di studiare e presentare questo concordato.
E la Procura, scrive il giornale, sta aspettando questa decisione sul fallimento per far partire gli avvisi di garanzia per bancarotta.
Oltre Zamparini, gli altri soggetti che potranno essere indagati per bancarotta sono tutti gli amministratori ed i sindaci della società che hanno lavorato dal 2014 in poi, compresi gli ultimi nominati da Arkus.
In conclusione di articolo si legge che oggi oltre alla decisione del tribunale fallimentare, Zamparini si dovrà presentare presso la quarta sezione dove è imputato per falso in bilancio e false comunicazioni sociali.
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