A parlare è Giovanni Sorce. Ex attaccante sia del Palermo che del Licata. Nato ad Agrigento nel 1969, Sorce si è reso protagonista nella sua carriera di una grande cavalcata proprio con la compagine agrigentina nella stagione 87-88 quando vinse la Serie C qualificandosi dunque alla B. Più amara, invece, la parentesi in rosanero dato che nel 98-99 il Palermo perse all’ultimo la possibilità di salire in cadetteria per via di una sconfitta nel match di seminifale playoff contro il Savoia: 1-0 sia all’andata che al ritorno.
Intervistato dalla nostra redazione Sorce ha ripercorso un po’ dei momenti della sua carriera in rosanero e gialloblu.
Giovanni, intanto pensi che il Licata potrà fare la sorpresa domenica? O è un risultato già scritto?
“Il Palermo fin qui non ha concesso nulla agli avversari. Ma il Licata non ha niente da perdere, ha la mente sgombra perchè anche se ha perso nell’ultima sfida, ha avuto un ottimo inizio. Quando si ha la mente libera può scapparci la sorpresa”.
Tu conosci bene la società del Licata, come valuti il loro operato? Stanno gestendo bene?
“Si, devo dire di si. Perchè oltre a pensare alla prima squadra che sta ottenendo discreti risultati, si stanno organizzando egregiamente anche con le giovanili. Questo vuol dire programmazione, visione in prospettiva, un bel progetto a lungo termine”.
Tu hai giocato con entrambe le compagini, i ricordi più belli che hai?
“Con il Licata la promozione dalla C alla B. Con i rosanero tutta l’annata che feci. Però finì tragicamente, sportivamente parlando perchè perdemmo ai playoff (98-99 n.d.r.). Ho avuto dal Licata la gioia più grande della carriera, con il Palermo la delusione più grossa da giocatore”.
Ma tu hai vinto la Supercoppa Uefa con il Parma, anteponi la promozione con il Licata a questo grande trofeo?
“Assolutamente si, assolutamente si. Perchè ero più giovane e la vivevo con più spensieratezza ed entusiasmo. Anche perchè l’ho vissuta più da protagonista. Quell’anno era come una favola, il Licata fu una sorpresa, non eravamo i favoriti. Quasi per caso abbiamo vinto. Non godevamo affatto dei favori dei pronostici, è stato straordinario”.
Parliamo un po’ di Paratici: tuo ex compagno in rosanero e a Marsala. Ti aspettavi diventasse così bravo come direttore sportivo?
“Devo dire che lui è sempre stato un ragazzo molto pulito, educato, composto. Sapeva rapportarsi con le persone, inoltre ha sempre avuto una grande dialettica. Per cui le doti umane per poter diventare un importante dirigente le ha sempre avute. Poi, chiaramente, da qui a pensare che potesse divenire il numero uno dei direttori sportivi d’Italia… nessuno se lo sarebbe aspettato. Però già si intravedeva, era un tipo in gamba anche quando giocava. Nei rapporti con gli altri sapeva farsi apprezzare e voler bene”.
Giovanni, infine ti chiedo il compagno più forte della tua carriera? Inoltre ti invito a indicarci reparto per reparto un nome, tra i migliori compagni che hai avuto:
“In assoluto il giocatore più forte con cui ho giocato è Zola. Come portiere dico Taffarel che poi vinse i mondiali. In difesa penso Grun (difensore belga n.d.r.), a centrocampo scelgo Zoratto. In attacco ovviamente, Zola”.
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