Lasciare Palermo non è mai facile, anche quando dall’ Estero arriva una proposta di lavoro irrinunciabile. Ci si trova improvvisamente davanti ad un bivio che può cambiare per sempre il corso della propria esistenza. Andare via dalla propria Terra significa anche e soprattutto dover lasciare gli affetti più cari e spesso anche progetti professionali già iniziati.
Luca La Barbera aveva un sogno nel cassetto, diventare giornalista e seguire più da vicino il suo Palermo. Ad un passo dal traguardo però la vita lo ha portato lontano dalla sua città:
“Dopo essermi laureato in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche nel marzo del 2017, ho fatto ricerche di lavoro in Italia, ma non avendo ricevuto nessuna offerta ho cominciato a guardare anche all’ Estero. Al primo curriculum inviato sono stato scelto. Nel giro di pochi mesi mi sono trasferito a Klagenfurt, in Austria, anche se a Palermo avevo già iniziato un percorso per prendere la tessera di pubblicista. Per diverso tempo avevo collaborato con un sito, successivamente diventato testata giornalistica, poi però per motivi di studio avevo lasciato la redazione, ma poiché la voglia di scrivere era tanta, due anni dopo avevo creato un sito tutto mio e l’avevo chiamato “Racconti Rosanero”.
Di cosa ti sei occupato durante il tuo percorso come redattore giornalistico ?
“Ovviamente seguivo il Palermo, partecipavo alle conferenze stampa ed ho creato diverse rubriche, in particolare quella dedicata agli ex giocatori rosanero in giro per il mondo. Poi però ho cominciato ad interessarmi sempre di più alla Primavera del Palermo, tematica che ho ripreso anche nel mio sito. La scrittura ed il Palermo sono stati da sempre le più grandi passioni. Con “Racconti Rosanero” ho approfondito ulteriormente tutto il settore giovanile del Palermo.”
Che reazione hai avuto quando ti è arrivata l’offerta di lavoro dall’Austria?
“Dal punto vista lavorativo non ci ho pensato due volte, sapevo che in Italia e soprattutto in Sicilia non avrei potuto avere questa opportunità, ma il sito andava molto bene, era l’unico che trattava del settore giovanile e mi dispiaceva chiuderlo. Decisi quindi di seguirlo a distanza, ma dopo un paio di mesi mi sono reso conto che era impossibile farlo come avrei voluto, a me piace vivere sul campo e raccontare quello che vedo con i miei occhi e quindi a malincuore decisi di chiuderlo. Fu una decisione molto sofferta e dolorosa, tanto che dopo un po’ l’ho riaprii. Ma era davvero impossibile aggiornarlo senza essere presente a Palermo, e così l’ho dovuto richiuderlo nuovamente. Nonostante l’opportunità di un lavoro prestigioso, per me è stato davvero un dolore lasciare Palermo e la mia famiglia. Perché anche con i molti problemi che ci sono, la mia città mi manca tanto e soffro maledettamente non potere andare allo stadio.”
Come hai seguito in questi due anni le vicissitudini del Palermo?
“In Austria vivo da solo la mia passione, non sono riuscito ancora a trovare un siciliano. Ho coinvolto qualche mio collega straniero e soprattutto lo scorso anno insieme a loro ho visto qualche partita facendoli diventare simpatizzanti del Palermo. Il fallimento della vecchia società è stato tremendo, ma la serata più brutta che ho vissuto all’Estero è stata quando si è giocata la partita con il Frosinone. E’ stato terribile, per me la mancata promozione è stata peggio del fallimento, un evento che comunque era nell’aria. Ho vissuto da lontano ed in solitudine anche la rinascita del nuovo Palermo. E’ stato un momento bello, anche se siamo ripartiti dalla serie D, a distanza riesco a percepire l’entusiasmo che si respira in città. Quest’estate dovevo scendere la seconda settimana di settembre, ma ho anticipato perché non volevo assolutamente perdermi la prima partita a Marsala.”
Chi ti ha trasmesso questo amore per la maglia rosanero?
“Mio padre, questa passione la condivido con lui. Eravamo abbonati insieme in curva nord ma dopo che mi sono trasferito lui non voleva più andare allo stadio, l’ho costretto io a fare l’abbonamento perché so quanto ci tiene. Questo è il terzo anno che si abbona senza di me. Dopo la gara contro il Marsala ho visto le partite in casa contro il San Tommaso e quella di Coppa Italia. Ho cercato di fare il pieno prima di ripartire. Per me è non cambiato nulla dal punto di vista della categoria ed era importante ritornare allo stadio dopo un anno e mezzo di assenza. Mi mancava tanto e poi andare al Barbera nuovamente con mio padre è stata un’emozione grandissima. Ho respirato un’aria nuova, finalmente si tornava a parlare di calcio. Ritrovarmi in mezzo ai tifosi rosanero, risentire i cori, essere di nuovo nella mia curva dove mancavo da tanto tempo è stato meraviglioso.
Cosa rappresenta per te il Palermo?
“Fino ai 12 anni non mi interessavo di calcio, anche se mio padre mi portava alla stadio da quando ne avevo 4. Ma dalla partita Palermo-Ascoli del 2001 è scoccata una scintilla che da allora non si è mai più spenta. Calcisticamente non ricordo molto della gara, ma mi colpì molto l’atmosfera che c’era allo stadio, il calore della gente. Il Palermo per me è più che importante, è uno dei legami più grandi che ho con la mia terra e non posso più farne a meno.”
Cosa speri per il tuo futuro e come vedi il cammino di questo nuovo Palermo?
“Se un giorno dovessi tornare in Italia, vorrei poter tornare a scrivere del Palermo, non so quanto resterò ancora in Austria e se tornerò a Palermo; il futuro è ancora indefinibile e questo per adesso è solo un sogno lontano. Della nuova società apprezzo la serietà e l’onestà che hanno dimostrato fino ad ora perché non hanno avuto nessun problema a dichiarare dove possono arrivare. Vedo un futuro roseo per il Palermo, non credo che la promozione in serie C quest’anno sia in discussione, secondo me questa squadra con gli opportuni innesti può arrivare anche in serie B, un traguardo importante che si può raggiungere, poi dopo si vedrà.”
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