Il decennio che ha visto il Palermo protagonista in serie A è stato indiscutibilmente il periodo più bello vissuto da tutti i tifosi rosanero. Soprattutto per i nostri emigrati che grazie a partite che resteranno nella storia nel calcio palermitano hanno potuto esprimere lontano da casa tutto l’orgoglio di poter primeggiare con le big del campionato italiano.
Per Maurizio Terrasi, il divertimento è stato ancora più grande: operatore Rai, ha lavorato per la famosissima trasmissione “La domenica Sportiva”, di soddisfazioni calcistiche, dunque, ne ha potute prendere davvero tante:
“Per circa 10 anni ho lavorato alla domenica sportiva, erano gli anni d’oro del Palermo, quando la nostra squadra vinceva nei grandi stadi delle big della serie A. I colleghi scherzosamente mi dicevano che eravamo una seccatura perché andavamo a vincere in casa loro. Ricordo che quando arrivavano i giocatori del Palermo, nei momenti di pausa lasciavo la telecamera per parlare con loro. In quel periodo ne combinavo di tutti i colori, dopo la vittoria con il Milan del 2006, entrai in studio facendo la statua come Bresciano. C’era un’atmosfera molto simpatica e goliardica, mi sentivo pari ai colleghi tifosi dell’Inter, del Milan, della Juventus, ci si sfotteva molto, ma sempre con il massimo rispetto.”
Da quanto tempo manchi da Palermo?
“Sono andato via l’ 8 marzo del 1994, mia moglie aveva vinto due anni prima un concorso a Formigine in provincia di Modena, l’ho raggiunta e ci siamo stabiliti a Modena. Nel 1998 ho cominciato a collaborare con la Rai, ma sono stato assunto a tempo indeterminato nel 2013. Sono operatore di ripresa a Milano. Sono sceso a Palermo per la partita Italia- Armenia.”
Come nasce la tua passione per i colori rosanero?
“Tifo Palermo da sempre, da bambino avevo una grande simpatia per Gigi Riva, non per il Cagliari, solo per lui. Questa passione me l’ha trasmessa mio padre Salvatore. Lui e mia sorella maggiore erano abbonati, io ero piccolo ed andavo allo stadio insieme a loro. Mi sedevo sulle gambe di mio padre e gli rompevo continuamente le scatole; è facilmente immaginabile quanto fastidio potesse dare un bambino che si muoveva nei vecchi seggiolini della vecchia Favorita. Purtroppo ho dovuto vivere da lontano la fantastica cavalcata che dopo 32 anni portò il Palermo in serie A. Riuscii a tornare in città solo in estate, fortunatamente la trovai ancora imbandierata. La cosa naturalmente mi fece piacere perché c’era stata la festa di fine campionato ed io non ero potuto scendere. E’ stato comunque bello percorrere le vie di Palermo e dei mercati, come Ballarò e la Vucciria, e vedere tutto quanto colorato di rosanero.”
Perché quest’anno hai deciso di abbonarti?
“Mi sono abbonato insieme ai miei figli perché il nostro obiettivo è quello di sostenere la società e la nuova squadra, anche se difficilmente potremo vedere le partite al Barbera. Ho ritirato le tessere qualche giorno fa quando sono stato a Palermo per la partita della Nazionale. Adesso stiamo cercando di riunire tutti i tifosi palermitani che vivono in Emilia per cercare di stare insieme la domenica quando gioca il Palermo. Un gruppo già esiste, si chiama “Emilia Rosanero”, abbiamo tante idee che sono ancora in embrione e che stiamo sviluppando.”
Cosa ti manca di Palermo?
“Mi manca soprattutto la possibilità di poter fare una passeggiata sul lungomare in quei momenti in cui vorrei stare un po’ da solo e pensare. Mi manca la calma che mi dava il mare quando ero un ragazzo. Allora bastava andare a Mondello o all’ Addaura e camminare sulla spiaggia, la brezza marina mi avvolgeva, mi rinfrancava e mi tranquillizzava. A Modena c’è la nebbia, la pioggia, il freddo; specialmente nei primi anni non è stato facile, poi con il tempo un po’ ci si abitua.
Perché per molti emigrati Palermo ed il Palermo sono un connubio indissolubile?
“Credo dipenda dalla maniera viscerale di vivere la città che si porta dentro al cuore. Anche per alcuni giocatori che sono stati a Palermo è così, ricordo la frase di Sorrentino che scrisse che chi viene a Palermo piange due volte. Perché solo quando si va via, ci si rende conto di quello che si lascia. Il modo di essere solidali, di aiutare gli altri è una caratteristica dei palermitani. Nonostante tutti i problemi che ha questa città, c’è una umanità ed un prodigarsi per gli altri che ancora oggi non sono venuti meno e che io non ritrovo nelle altre città, soprattutto in quelle dell’entroterra. Il Modenese, ad esempio, prima vuole conoscere, c’è sempre una diffidenza iniziale, tanti anni fa c’erano molti pregiudizi nei confronti dei terroni, come adesso c’è nei confronti dei migranti. Palermo invece è una città di mare, aperta allo scambio culturale ed abituata dunque ad accogliere tutti. Amare il Palermo è rimanere legati indissolubilmente alla nostra città.”
Come vedi il futuro del Palermo, pensi che tornerà presto nel calcio che conta?
“Ho molta fiducia in questa società. Quest’anno a livello tecnico il Palermo è la squadra più forte del girone. Fino ad ora non ho visto una squadra in grado di contrastarci, chiaramente dipenderà tutto da noi, ma sono sicuro che ce la faremo, vinceremo il campionato e lasceremo la serie D.”
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