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Derby con i figli. All’Ucciardone si può “evadere”

I detenuti hanno giocato a calcio assieme ai loro ragazzi.
“Emozione unica: ora so che c’è tempo per riscattarsi”.

Nino è a due passi dalla porta. Il portiere è un gigante per lui che è alto appena un metro. Ma quell’assist gliel’ha dato il suo papà. Non può avere paura di calciare il tiro decisivo.. «Papà, questo è per te», urla. Per Salvatore, 24 anni, gli ultimi quattro passati dietro le sbarre, è un’emozione unica

Inizia così l’articolo di Giusi Spica su Repubblica, oggi in edicola, che descrive una giornata speciale organizzata come ogni anno dall’associazione “Bambinisenzasbarre“, in collaborazione con l’Amministrazione Penitenziaria.

Un’occasione unica per tanti bambini e bambine di trascorrere una giornata diversa con i loro padri che altrimenti vedono soltanto un’ora la settimana.
Paolo Sofia è l’allenatore di questi detenuti che una volta la settimana, abbandonati i panni di impiegato dell’Inail, entra da volontario all’Ucciardone per insegnare calcio ed il rispetto delle regole.

“..nel calcio come nella vita, se sbagli paghi. Io ho fatto un fallo e sono finito qui dentro. Vederlo giocare mi ha fatto capire che c’è sempre tempo per riscattarsi”. Lo dice Pietro, 37 anni, che ieri ha visto giocare a calcio suo figlio per la prima volta e si è emozionato come nel giorno della sua nascita.

E poi la storia di papà Francesco e del figlio Luigi che da quando il padre è detenuto ha smesso di giocare a calcio, come racconta la madre sugli spalti a tifare per entrambi: “Luigi ha smesso di andare a scuola calcio. Tutti gli altri suoi compagni venivano accompagnati dal padre, lui no..”
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