Per chi mastica un po’ di calcio è apparsa subito evidente la gravità dell’infortunio di Santana.
Anche perché l’argentino non è tipo da sceneggiate: la sua disperazione, i suoi pugni sbattuti per terra erano un segnale chiaro che forse si andava aldilà dell’infortunio.
Le sue lacrime, sulla barella o negli spogliatoi, sono forse lacrime a lungo termine che significano forse qualcos’altro: la fine della carriera.
È evidente che il capitano rosanero avrà pensato a questo campionato ma soprattutto alla conclusione della sua vita da calciatore.
Lo abbiamo pensato tutti, a 38 anni, con i prossimi quattro tre mesi di stop forzato dopo un grosso infortunio, cosa succederà nella mente di un giocatore spesso martoriato da infortuni più o meno gravi?
Non lo abbiamo pensato solo noi però, lo hanno pensato anche i compagni di squadra come testimonia le parole del portiere Pelagotti:
“So che dentro stai pensando “non tornerò più” ma il fatto è che non hai tenuto conto della tua tenacia. Ancora devi parlare con la tua parte combattiva che potrebbe fare una guerra da sola..”
E allora quelle lacrime e quella disperazione forse significano proprio altro, esprimono forte la paura che il futuro da calciatore è seriamente messo in discussione.
Auguri capitano…
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