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È il classico Palermo da trasferta. La compattezza difensiva ha la meglio sul bel gioco

Palermo

Serviva vincere. E il Palermo ha vinto.

Per una volta l’editoriale sarà di matrice risultatista, e non perché il bel calcio non possa esistere in Serie D, ma poiché avevamo tutti quanti bisogno dei 3 punti: ne aveva certamente bisogno l’allenatore, martoriato dalla piazza che ne chiedeva già “la testa”; la società, contestata in ogni dove, dal mercato al merchandising, dal progetto futuro alle scelte già fatte; la squadra, oramai tallonata dal Savoia che con la zona Cesarini sembra averci preso gusto, anche troppo si direbbe.

Il Palermo di Castrovillari è apparso il classico Palermo da trasferta: compatto dietro, non entusiasmante, ma razionale ed esperto. La migliore difesa esterna d’Italia, con 1 solo gol al passivo, non ha tradito le aspettative: il rientro di Crivello è stato una manna dal cielo, poiché ha garantito sicurezza all’intero reparto difensivo. I più critici avrebbero optato per uno schieramento diverso in quanto a uomini, con Crivello sulla sinistra al posto dello squalificato Vaccaro ed Accardi al centro, zona del campo nella quale ha mostrato effettivamente una maggiore padronanza dei suoi mezzi tecnici.

Tuttavia, la scelta di Pergolizzi si è rivelata vincente: lontano dal centro, la qualità da leader del difensore ex Spezia non sarebbe tornata granché utile; non si dimentichi che, accanto all’esperto Crivello, c’era il giovanissimo Peretti che ha così trovato una comoda spalla cui appoggiarsi nei frangenti più delicati.

Il Castrovillari, arrembante ed energico, aveva creato più di qualche grattacapo alla retroguardia rosanero. In generale, la formazione di mister Pergolizzi era apparsa contratta nei primi 20′, come ancora frastornata dalla disfatta contro l’Acireale. Per sbrogliare l’intricata faccenda, nella rarità delle sortite offensive dei rosa nella prima mezz’ora, si è rivelato di fondamentale importanza un trucchetto d’astuzia del classe 2001 Felici. Su un’indecisione di Ferrante, lento lentissimo a spazzare via il pallone dall’area di rigore, l’esterno offensivo rosa ha allungato il piede di quel tanto per portarsi avanti il pallone e lasciarsi fallosamente colpire alla gamba sinistra. Dinamica simile al colpo che ricevé da Casella del FC Messina al San Filippo. Allora l’arbitro gli intimò di rialzarsi, stavolta ha indicato il dischetto.

Il penalty lo ha poi trasformato il 9, Gianni Ricciardo, come da tradizione: con una conclusione di collo pieno, stavolta decisamente più radente al suolo. Il centravanti messinese è così ritornato alla titolarità (ultima volta il 17 Novembre a Palmi) e soprattutto alla rete: Ricciardo non timbrava il cartellino da quasi un mese e mezzo, esattamente il lasso di tempo intercorso tra la doppietta al devastato Corigliano ed il dischetto di ieri pomeriggio. Poi, tanto movimento da parte dell’attaccante: dal pressing asfissiante sui portatori di palla rossoneri a qualche comparsata sulle fasce, destra o sinistra a seconda di dove si sviluppasse la trama di gioco, per dar man forte alla manovra dei compagni.

Questi hanno gestito la seconda frazione di gioco senza particolari patemi, nonostante l’evoluzione dello schema tattico, soprattutto a centrocampo, provocata dalla girandola dei cambi. Il Palermo si rimproveri della scarsa aggressività dimostrata in alcuni momenti dell’incontro, quando avrebbe potuto chiudere i conti con alcune occasioni, due delle quali capitate sui piedi di Felici, ancora non cattivo sotto porta.

Il tanto agognato bel gioco lo si è visto solo a folate e vedeva come protagonisti Kraja, Felici e Martin, infine anche Juan Mauri, interpreti che gestiscono sapientemente ed elegantemente la sfera. La coralità e la costanza nel proporre calcio non corrispondono ancora ad attributi del Palermo targato Pergolizzi, ma la capolista costruisce le sue fortune sul muro invalicabile eretto dall’intero pacchetto difensivo. La fermezza e l’applicazione dei difensori rosanero nel mantenere la posizione, perfino tra le mischie che possono formarsi nel corso di una partita, sono encomiabili: qualità che di certo non rispondono al Palermo casalingo, che là dietro si mostra più allegro e vulnerabile (8 gol subiti in più nel confronto dentro-fuori).

Il Palermo che intende chiudere il campionato necessita della compattezza esterna e dell’estro creativo delle migliori apparizioni al Barbera. E in attesa, o meglio nella speranza di triangolazioni e scambi nello stretto, si badi pragmaticamente al risultato finale: lo 0-1 consegna il titolo di Campione d’Inverno al Palermo. La prossima gara contro il Troina, a chiudere il girone d’andata ed il travagliatissimo anno solare dei rosa, dirà se il parziale primato raggiunto avrà infuso sicurezza alla squadra o essa sarà degenerata nella presunzione dei giorni più neri.