L’amore per il Palermo che si tramanda di padre in figlio è il lato più bello del calcio, è il punto d’incontro e di dialogo fra due generazioni che riescono a consolidare, grazie alla comune passione per i colori rosanero, un rapporto di affetto e di complicità unico al mondo.
Angelo e Stefania Giambalvo, padre e figlia, sono uniti dallo stesso intenso amore per il Palermo, una fede calcistica che ha vissuto negli anni gioie e dolori, emozioni e ricordi che resteranno per sempre nel cuore dei due protagonisti:
Stefania: Avevo 5 anni la prima volta che mio padre mi portò allo stadio e mi innamorai subito dei colori rosanero. Andavo in tribuna con papà, ma mio fratello, che in quel periodo veniva con noi, andava in curva nord insieme agli Ultras. Ero un po’ invidiosa perché essendo più piccola mio papà mi diceva che ancora non potevo andare in curva. Poi con gli anni mio fratello si è allontanato dal mondo del calcio. Io invece non ho mai lasciato e sto cercando di trasmettere questa passione a mia nipote. Quando era piccola per farla addormentare le cantavo i cori del Palermo.”
Angelo: ”Ho iniziato a tifare per il Palermo a 9 anni, quando si va allo stadio da bambini è inevitabile innamorarsi di quei colori. Ho iniziato a portare i miei figli allo stadio quando erano piccoli. Mio figlio con l’Università ha poi lasciato, per Stefania invece è stato amore a prima vista. Quando nel 1990 ho avuto incarichi dirigenziali fuori dalla Sicilia, lei ha continuato ad andare allo stadio da sola.”
Fra le tante esperienze vissute insieme, cosa ricordate in particolare ?
Stefania: “C’è un episodio che risale alla prima volta che mio padre mi portò allo stadio. Mi giravo e rigiravo inquieta, cercavo lo speaker che si sentiva alla radio o in televisione perché ero convinta che si sentisse anche allo stadio. Ma c’è anche un’altro ricordo importante ed è legato alla finale di Coppa Italia del 2011. Eravamo partiti separatamente e ci siamo ritrovati vicini in tribuna Monte Mario.”
Angelo: “Con Stefania abbiamo condiviso molte esperienze con gli amici di “Tifosi rosanero” e “Lanterna Rosanero”, riunioni e piazziate con Antonio Moschitta, Alfredo Lo Cicero, Giuseppe Ciprì e tanti altri. Ma non dimenticherò mai la sua prima volta allo stadio, stava seduta sulle mie ginocchia, era irrequieta, si guardava continuamente in giro. Ad un certo punto le chiesi di stare ferma e lei mi rispose candidamente che cercava quello che parla alla TV”.
Quanto rende complici la comune passione per il Palermo?
Stefania: “E’ sicuramente qualcosa che ci lega molto. Mio padre è un po’ orso e parlare con lui in certe situazioni è difficile, questo amore ci ha uniti ancora di più. Quando finisce la partita andiamo via insieme e discutiamo di tutto quello che abbiamo visto, di ciò che ci è piaciuto e di quello che invece non ci ha convinto.”
Angelo: “C’è una bella complicità fra me e Stefania, andiamo insieme allo stadio, anche perché non mi piace che lei vada con il motorino. Arrivati ci dividiamo, io vado in gradinata, lei in curva nord. Ma ci ritroviamo poi all’uscita per commentare la partita.”
Come avete affrontato gli ultimi anni dell’U.S. Città di Palermo:
Stefania: “Abbiamo sofferto insieme per il fallimento della vecchia società ed insieme abbiamo ritrovato l’entusiasmo per la rinascita. Mio padre non aveva mai smesso di abbonarsi. Io invece dal 2017, pur soffrendo tantissimo, non avevo più rinnovato il mio. Mi sentivo molto delusa e presa in giro da Zamparini. Quest’anno ho rifatto l’abbonamento sulle ali dell’entusiasmo e con mio padre abbiamo aderito all’azionariato popolare perché mi fa sentire vicina alla mia squadra. Ho ritrovato il vero significato della parola appartenenza.”
Angelo: “Ho continuato ad abbonarmi perché guardo solo alla maglia. Quest’anno ho anche ho portato un amico che è stato l’abbonato n. 10.000. Zamparini non lo consideravo nemmeno; lui è stato come una medaglia e come tale ha avuto il suo rovescio. La sua parte è stata buona fino alla finale di Coppa Italia, dopo è stato un piano inclinato senza più freni. Credo che in quello che è accaduto abbiano influito anche fattori esterni al calcio. E’ stato un presidente commerciante, non ha mai tenuto conto che disputando le coppe europee avrebbe ottenuto un ritorno economico maggiore.”
Quale dote ammirate l’una dell’altro?
Stefania: “Di mio padre ammiro la sua forza e la sua generosità, si fa veramente in quattro per le persone. Il più grande insegnamento che mi ha dato è quello di perseverare nelle cose e di affrontarle senza paura. Lo vorrei anche ringraziare di avermi portato allo stadio. Il Palermo per me è amore, certe volte mi sento un po’ stupida perché quando rivedo le immagini degli anni d’oro, ma anche quelli degli anni ’80 e ’90, mi emoziono e piango. Ricordo ancora ogni singolo gol. E’ una parte importante della mia vita, un pezzo del mio cuore. Ne parlo a scuola con i miei alunni cercando di far capire loro perché tifo Palermo.”
Angelo: “Di Stefania ammiro la sua rettitudine e il grande amore per il suo lavoro. E’ un insegnante e la scuola per lei è una missione. Gli studenti ed il Palermo sono molto importanti nella vita di mia figlia, sono tutto per lei.”
Siete fiduciosi per il futuro del Palermo?
Stefania: “Sono molto fiduciosa, spero che questa squadra costruita con amore possa andare avanti. Per noi è importante, abbiamo bisogno di questa rinascita, lo meritiamo dopo aver tanto sofferto. Mi auguro comunque che si faccia un buon mercato, anche se non sono molto preoccupata e penso che ci riprenderemo.”
Angelo: “Ho fiducia nella nuova società, Zamparini dal punto di vista imprenditoriale era sul viale del tramonto. I Mirri invece sono imprenditori da tanto tempo e credo che il progetto sia serio.”
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