Parla, con voce spezzata dalla tristezza Michel Cruciani, esperto centrocampista della Lucchese (ripartita dopo il fallimento dell’anno scorso) intervistato da GianlucaDiMarzio.com. Il giocatore ha perso la figlia qualche mese per una grave malattia incurabile e la sola disponibilità nella concessione di un’intervista in un momento così delicato, può essere solo motivo di elogio. Ecco le dichiarazioni principali della toccante intervista:
Comincia, con rassegnazione, a parlare il centrocampista della Lucchese: “Comincio io dai, anche se non so davvero dirvi quello che provo. E’ un qualcosa che non mi so spiegare e che mai saprò spiegare, guardo attonito lo scorrere della vita provando a trovare una risposta in tutto ciò che mi circonda, ma non c’è. La perdita della mia piccola Victoria è la perdita di una parte della mia vita, come se avessero messo le mani dentro al mio petto e mi avessero strappato via metà del cuore”.
Poi quel sogno che avrebbe tanto voluto realizzare con la piccola bambina Victoria, ma che è stato spezzato dalla cattiva sorte: “Ho sempre avuto un sogno grande, fin da piccolino, che un giorno avrei avuto un figlio che venendo in tribuna a vedere le partite sarebbe stato orgoglioso del suo papà in mezzo al campo. Ora, invece, questo sogno mi è stato portato via. Io la fortuna di vedere Victoria in tribuna a battermi le mani non ce l’ho mai avuta. Non ha mai visto suo papà segnare per lei, non ho mai avuto la possibilità di prenderla in braccio dopo la fine della partita e farle calciare un rigore con me, di dirle ‘amore, ci vediamo appena finisce”.
“Se ho pensato di smettere? Ho passato giorni d’inferno, a chiedermi ‘ma che vivo a fare?’. Ora voglio togliermelo dalla testa, voglio togliermi dalla testa questo maledetto ‘Perché? Perché proprio a me? Che ti ho fatto di male Signore?’. Sto provando, piano piano, ad andare avanti. Ho deciso di continuare a giocare, malgrado tutto, perché quell’ora e mezza di allenamento o di partita è l’unico momento nel quale non penso ad altro. Arrivo alla domenica sperando che l’arbitro non fischi mai la fine per non dover tornare a ri-attaccare la spina…”.
Ci uniamo al dolore di questo uomo, aggiungendo che mai più appellativo fu azzeccato per definire Michel Cruciani. Un grande uomo.
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