L’ex portiere rosanero Stefano Sorrentino ha molta voglia di giocare dopo la scadenza del contratto con il Chievo nella scorsa stagione. Si racconta a ilposticipo.it in una lunga intervista, ecco i passaggi più importanti:
”Gli altri anni aspettavo che arrivasse la settimana di Natale per rilassarmi dopo sei mesi di full immersion. Oggi lo passo in maniera diversa, anche se in fondo è sempre la stessa cosa perché il Natale è la festa più importante dell’anno, ci si riunisce coi familiari e lo si passa bene indipendentemente dal lavoro.
Mi piacerebbe chiudere la carriera al top e quindi in Serie A. Ho rifiutato diverse proposte in Italia e all’estero. Voglio chiudere con la ciliegina sulla torta, voglio qualcosa che mi trasmetta entusiasmo: una bella sfida. Se non dovesse arrivare, sono contentissimo di ciò che ho fatto. Mi fa male aver chiuso la mia ultima stagione con la retrocessione in B, ma fino a sei domeniche dalla fine, fino a quando al Chievo mi hanno fatto giocare, ero tra i primi quindici giocatori del campionato come media voto ed ero l’unico ad aver parato un rigore a Cristiano Ronaldo. Ho chiuso bene. Ho sfidato anche Messi quando giocavo al Recreativo Huelva. Con lui è andata diversamente: contro di me Leo ha segnato, ma solo su rigore. Su azione sono riuscito a fermarlo.
Studiavo per parare i rigori. Senza lo studio forse non ne avrei parato nemmeno uno. Studiavo gli avversari, chi calciava e andavo a vedere come si erano comportati i tiratori negli anni precedenti. Ho avuto ottimi allenatori dei portieri come Claudio Filippi: oggi lavora alla Juventus, ma è stato per tanti anni al Chievo. Sono stato allenato anche da Vincenzo Sicignano al Palermo. Loro preparavano la clip dei rigoristi avversari e la studiavamo insieme. In ogni tiro dal dischetto cercavamo di trovare sempre il pelo nell’uovo e decidevamo quale strategia adottare. Chissà se diventerò un allenatore di portieri. Devo ancora capire che cosa fare da grande. Probabilmente non farò l’allenatore: questa è quasi una certezza, però nella vita mai dire mai. Adesso mi concentro sul presente poi vedrò che cosa sono in grado di fare.
Ho un bellissimo ricordo dei miei colleghi, dei miei compagni di squadra e soprattutto di quelli di reparto. Sono andato a trovare Tomovic e Paloschi nel ritiro della Spal a Torino alla vigilia dell’ultima giornata di campionato. La mia famiglia e quella di Tomovic si frequentavano quando giocavamo al Chievo. Gli devo tanto perché tra virgolette mi ha salvato la vita dopo lo scontro con Ronaldo: Nenad mi ha messo le mani in bocca per evitare che soffocassi quando ho perso i sensi. Per Tomovic ho un’ammirazione particolare, ma posso menzionare anche Rossettini, Rispoli e Vitiello: sono legato a tanti difensori.
Un paio di volte sono stato vicino a indossare la maglietta del Napoli, poi però non se ne è fatto niente: dispiace, ma va bene così. Sono contentissimo della carriera che ho fatto, sono il secondo giocatore nella storia del Chievo con più presenze in Serie A dopo Sergio Pellissier, sono contento di aver fatto tre anni e mezzo a Palermo di cui due e mezzo da capitano. Non mi piace guardarmi indietro, mi sono meritato quello che ho fatto, nessuno mi ha regalato niente. Mi dà fastidio quando mi dicono che avrei meritato una carriera migliore, non la penso così: mi sono meritato un certo tipo di carriera perché il mio livello era quello. Per fare un altro step servivano più occhi da tigre e in alcuni momenti della mia carriera magari ce li ho avuti di meno”.
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