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Lettera aperta di fine anno al presidente

Mirri Palermo

Caro Presidente,

per entrare nel vivo, ho bisogno di farlo dandoti del “tu” perché il “lei” non si addice alle questioni di cuore rosanero che intendo analizzare con te.

Il Palermo ha  appena effettuato il giro di boa e lo ha fatto in testa alla classifica e con un andamento altalenante: per dieci giornate, al gran galoppo e, per le altre sette, fra patemi, stenti e brutte sconfitte.

I tifosi, comunque, sono stati sempre impeccabili, trascinati (è proprio il caso di dirlo) dalla magnifica Curva Nord: solo al triplice fischio dell’ultima partita, quella col Troina, si sono levati i primi fischi della stagione. Un episodio isolato che verrà presto dimenticato perché, già alla prossima, contro il Marsala, lo Stadio tornerà ad essere quel dodicesimo uomo che è sempre stato. Se poi, non vinciamo neanche … in dodici, si vede che qualcuno ci sta gettando il malocchio.

Scherzi a parte, il calo della squadra un po’ è fisiologico (non si può vincere sempre ) un po’ – anzi più del previsto –  è dipeso dall’assenza di capitan Santana, che ci manca non solo come capitano-radar in mezzo al campo ma per la sua capacità di guida morale dei compagni, anche al di fuori del rettangolo di gioco.

Sembrava la nostra, caro presidente, una galoppata irresistibile, nessuno sembrava in grado di arrestarla, dieci partite, dieci vittorie, miglior attacco e migliore difesa… Poi è arrivato al “Barbera” il Savoia e il sole, fino ad allora abbagliante, si è come spento di colpo: un black out che ci ha frastornati anche oltre il dovuto. Aspettavamo tutti la rabbiosa reazione del leone ferito e, invece, subito dopo è arrivato lo squallido 0-0 contro l’ultima della classe, la Palmese.

Domenica comincia il girone di ritorno, dobbiamo affrontare ogni partita come fosse l’ultima (o la prima) della vita: col sangue agli occhi e – se serve – la stessa brutalità del Savoia, a casa nostra, un mese fa circa.

Insomma, come sai,  quello di trascinare la squadra e trarla fuori dalle pastoie nelle quali sembra essere caduta, è compito non solo dell’allenatore ma anche del presidente, specie quando si tratta di un presidente innamorato pazzo dei colori come sei tu. Sono sicuro che lo avrai già fatto, ma io te lo dico e raccomando lo stesso: la squadra deve sentire, oltre all’afflato dei tifosi, il caldo respiro del suo presidente.  Il quale, prima di ogni partita, prima di raggiungere la sua postazione in gradinata, scende  negli spogliatoi, guarda negli occhi i suoi giocatori e, senza bisogno di paroloni e frasi fatte, li incita alla vittoria: “Ragazzi, qui si varrà la vostra nobilitade! Entrate in campo e dettate la vostra legge!”… 

Più o meno, e metafore a parte… 

Tu sai bene quali sono le corde da toccare in  momenti come quello che la squadra sta vivendo.

Il Savoia è una brutta bestia, possiede un organico tecno-tattico di assoluto valore per la categoria e, in più, gode di una tradizione favorevole per quanto riguarda gli scontri diretti, specie se decisivi,  con il Palermo. 

Diventando presidente del Palermo, facendolo rinascere dalle su ceneri, ti sei assunto una grande responsabilità, qualcosa di tremendo che, al contempo fa tremare le vene dei polsi e battere forte il cuore. E sarà il cuore, come sempre a vincere  la sfida: noi andremo in serie C  e  Renzo Barbera, tuo zio, dalla nuvola rosa dalla quale ogni domenica guarda la partita del Palermo, sarà il primo a dirti: “Bravo Dario, continua così, ché la strada è quella giusta!”

Per non correre il rischio di diventare logorroico, mi fermo qui non  prima, però, di farti i miei più affettuosi auguri di Buon Anno.

Con sincera ammirazione.

Benvenuto Caminiti, tifoso