La quasi-quiete dopo la tempesta di sabato e domenica. Le acque si placano un pochino ed i leoni ruggiscono meno sulla tastiera, per fortuna. Si può procedere con maggiore freddezza e più raziocinio.
E sorge anche qualche altra domanda: siamo sicuri che l’unico problema di questa crisi del Palermo sia Pergolizzi?
Magari, verrebbe da dire, perchè esonerato lui si tornerebbe a volare come prima. Se fosse solo così sarebbe bello e facile da risolvere.
Proviamo a guardare un po più lontano dal nostro naso. Ed un’analisi attenta della categoria ci fa supporre che forse il problema non è Pergolizzi. Che avrà sbagliato qualche formazione o qualche cambio ma che non può essere additato come unico responsabile dell’involuzione rosanero. Anzi, tolta qualche gara, si potrebbe paradossalmente dire che Pergolizzi non ha colpe.
Non saltate sulla sedia e continuate a leggere. Proveremo a spiegare.
Pergolizzi ha responsabilità limitate come limitato è il ruolo di un allenatore in serie D. In serie D come in tutte le realtà dilettantistiche, contano l’apporto individuale, la giocata e la fantasia dei singoli. Più ne hai in squadra, più vinci. Conta la grinta ma soprattutto le invenzioni dei giocatori di maggiore qualità. Schemi, moduli, tattiche e roba del genere hanno una valenza limitata. E’ sempre serie D, forse lo dimentichiamo. Forse continuiamo a giudicare le partite del Palermo ancora con gli occhi e la mente da serie A. Ma non è così. Se uno come Capello qualche anno fa asseriva che un allenatore può incidere al massimo al 20%, figuriamoci in serie D. Più che tattiche e schemi, il ruolo di un allenatore fra i dilettanti è soprattutto quello di scegliere gli uomini giusti, la formazione migliore e azzeccare la squadra da mandare in campo, come gli eventuali cambi. E, tolte 2/3 partite, in cui obiettivamente Pergolizzi ha sbagliato formazione (vedi Acireale), quante altre volte il Palermo non ha schierato la formazione migliore? A San Tommaso, non è forse andata in campo la squadra tipo?
Se si analizzano molte delle gare vinte durante il periodo d’oro delle 10 vittorie consecutive, molte se non tutte, sono state frutto di prestazioni e giocate eccellenti dei vari Felici, Santana, Ricciardo, Martin…
Davvero pensiamo che in serie D, dove si gioca spesso ad arrocare il pallone, conta veramente tanto la qualità del gioco? In serie D la differenza fra un buon giocatore ed uno mediocre la fanno i fondamentali: Martin sa stoppare il pallone, un centrocampista di una quadra mediocre lo fa con più difficoltà. Lancini e Crivello non commettono cappellate, i difensori di altre squadre più scarse ne combinano di tutti i colori. Questa è la vera differenza fra una buona squadra ed una modesta. Ce lo ha detto questa prima parte di campionato dove quasi mai, anche nele partite delle avversarie, si sono viste giocate o fraseggi corali di squadra frutto di schemi particolari. Davvero si può pensare che in campi da 500 metri quadrati ci può essere spazio per giocate sopraffine? Che schemi si possono fare quando ti trovi due-tre avversari sempre addosso visto che spesso si gioca in campi di calciotto?
Ed allora si dirà: qual’è il problema? La risposta purtroppo è più complessa. Il problema è sicuramente psicologico. Questa squadra ha paura di non farcela. Dopo la sconfitta col Savoia ha perso fiducia nei suoi mezzi. Più che un nuovo allenatore forse avrebbe bisogno di uno psicologo dello sport. E forse Pergolizzi, più che provare schemi e tattiche, dovrebbe lavorare sul piano psicologico e delle motivazioni. E lo stesso la società. Questa squadra deve tornare ad avere una personalità forte, a credere (ma non a parole) di essere la più forte e che non basta il golletto…deve pensare solo ad annientare l’avversario senza difendersi troppo, amministrare e contenere. Attaccare e scendere in campo con quella presunzione della grande squadra. Verrebbe da dire, con umile presunzione.
E qui si apre un altro capitolo: la corazzata. Siamo certi che il Palermo è quella corazzata che abbiamo dipinto?
Se è così, chiunque va in panchina, si vince la gara. Pure senza allenatore.
Se non è così, allora il problema non è Pergolizzi…Almeno non l’unico.
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