Edoardo Lancini: “Il destino in rosa era già scritto nel mio cognome”.
Parla il difensore del Palermo protagonista cinquant’anni dopo il suo omonimo: “Ho scoperto chi era su internet e ho visto che abita a dieci chilometri da me”.
“Corini crede in me ma mi ha consigliato di crescere lontano da Brescia e devo dire che aveva ragione Sagramola: qui ti senti calciatore vero”
“Nella mia formazione ha influito molto Boscaglia che ammiro molto. Un altro tecnico che mi piace per come fa giocare è De Zerbi”.
La scheda- Edoardo Lancini, classe 1994, è nato a Chiari ed ha iniziato a giocare a sei anni nel Sarnico. Nel 2010 è arrivato al Lumezzane poi a Brescia. È rimasto con le rondinelle fino a questa estate, eccezion fatta per metà campionato a Novara. Cellino gli aveva proposto il rinnovo, ma Lancini ha cercato altre strade rischiando di rimanere disoccupato fino alla chiamata del Palermo. In rosa ha segnato due gol in 18 partite.
Con un cognome così non poteva che giocare nel Palermo. Ma non c’è alcun legame di parentela fra Carlo Lancini, centrocampista del Palermo dal 1966 al 1972, ed Edoardo Lancini..
Inizia così l’articolo di Valerio Tripi che su Repubblica oggi in edicola intervista Edoardo Lancini, il difensore rosanero che ha un cognome uguale ad una vecchia conoscenza del Palermo.
Vi riportiamo alcuni passaggi dell’intervista che potete trovare integralmente su Repubblica in edicola:
” non conosco Carlo Lancini, non c’è alcun legame di parentela, però mi sono incuriosito e ho guardato su internet per capire cosa avesse fatto in rosanero e chi fosse. Ho visto che abita in un pesino a dieci chilometri da casa mia, ma non ci siamo mai visti..Mi ha cercato Pietro Lo Monaco. Ma aspettavo ancora un’offerta dalla serie B e in particolare dall’Entella di Boscaglia. Poi il 10 agosto mi ha chiamato Castagnini, che avevo già avuto a Brescia, e mi sono tuffato in questa esperienza. Non è stato facile perché ci sono tutte le due categorie di differenza rispetto alla B, ma una piazza come Palermo si prende in considerazione a prescindere dalla categoria. Aveva ragione Sagramola quando mi disse che a Palermo mi sarei sentito un calciatore vero.. A Brescia forse oggi giocherei in A, Corini mi ha sempre detto che potevo fare parte del progetto. È stato lui a suggerirmi di staccarmi da Brescia perché mi avrebbe fatto bene…Giocare a casa propria non è mai facile, ci sono pregiudizi, sei il primo capro espiatorio per tutte le colpe e magari non ne hai così tante. Volevo uscire da questo sistema viziato…”
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