E questa volta si è arrabbiato pure Pergolizzi che paradossalmete si è alterato di più rispetto a Pratola Serra (San Tommaso). Eppure ieri ha vinto e con i campani si era visto acciuffare il pari allo scadere. Qualcosa è cambiato, almeno sotto l’aspetto comunicattvo. Bene così.
Il Palermo regala il solito finale inopportuno per i deboli di cuore ma anche per i sani. Inopportuno e basta.
Solito film , si direbbe, solito copione. Ed è così. Una gara tutto sommato condotta bene, senza particolari sofferenze tranne…gli ultimi minuti. Quelli che avrebbero potuto compromettere tanto. Roba di centimetri, che nella vita sono importanti non solo perché determinano differenze di genere ma anche perché, nel calcio, possono cambiare i destini di una gara, di un campionato , di un club.
Due volte mi sono soffermato a guardare Pelagotti senza curarmi del pallone: la prima sull’euro punizione di Puglisi ed osservavo come il portiere rosanero guardava inerme quella palla in aria pregando sia Santa Rosalia che tutti i santi protettori toscani. Ed è andata bene, palo. Lo hanno ascoltato.
La seconda durante il tiro di Verachi a fine recupero, quando avevo stimato, per fortuna sbagliandomi, il pallone finire in rete. Per la verità guardavo Pelagotti e la rete aspettandomi che si gonfiasse da un secondo all’altro. Fuori. E’ andata bene anche questa volta.
Però…però non si può continuare così, con tanta sofferenza fino al triplice fischio. Non si può continuare così semplicemente perché la squadra non avrebbe meritato il pareggio che avrebbe avuto il sapore di beffa e di tragedia calcistica col Savoia di nuovo a tre punti visto che stava passeggiando e vincendo a Marsala.
Non si deve continuare così perché il Palermo aveva avuto le sue belle occasioni per raddoppiare e godersi poi il sole piacevole dell’Aldo Campo di Ragusa e lo spettacolo dei suoi generosi tifosi che si erano accolllati dieci ore di trasferta.
Le gare in trasferta del Palermo sembrano tutte uguali: inizio veemente della squadra di casa, poi salgono in cattedra i rosanero che in un modo o nell’altro, riescono a fare un gol. Poi tanto controllo prima dell’arrembaggio finale dei padroni di casa alla disperata ricerca del cross, della palla inattiva, del tiro della domenica che possa portare al miracolo del pari.
Ed i rischi ci sono eccome. Però prima il Palermo aveva sprecato.
Come ieri, quando almeno per due volte i rosanero sono partiti in contropiede dilapidando una superiorità numerica imbarazzante: perfino un tre contro uno.
Ed allora, durante la settimana, anziché perder tempo con tattiche, moduli, numeri e numeretti (3-5-2, 4-3-3, 3-4-1-2, 4-3-1-2) che in D valgono molto meno che altrove, si lavori tutta la settimana, tutto il giorno e tutte le ore sul contropiede. Martellando e ripetendo incessantemente. Anche perché con un Floriano in più, l’arma del contropiede può risultare vincente come poteva essere ieri e com’è stato col Roccella in occasione del rigore procurato e trasformato dall’ex Bari.
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