Non si può soffrire tutte le volte. E non si può neppure rischiare di gettare al vento punti di vitale importanza, come già accaduto contro il San Tommaso nell’harakiri di Pratola Serra. Il Palermo dovrebbe ben sapere quanto i minuti finali possano giocare scherzi di pessimo gusto: ricadere nell’errore sarebbe stata un’ingenuità impagabile.
Eppure dopo lo 0-1 di Sforzini, il copione non ha mutato il solito scenario, con la squadra che ha abbassato il baricentro e ha reso possibili le occasioni avversarie: dal tap-in mancato di Sidibe a due passi dalla porta alla botta a colpo sicuro di Pietrangeli, così sino al 93esimo, quando la conclusione di Verachi ha lasciato in sospeso il respiro dei mille palermitani in trasferta per una manciata di secondi, ma ha poi terminato la sua corsa a pochi centimetri dal palo sinistro. Pergolizzi ha criticato l’atteggiamento remissivo dei rosa, predicando maggiore concentrazione, attenzione ai minimi dettagli e tanta forza e carattere, necessari per chiudere le partite.
Il Palermo aveva palesato uno sbandamento iniziale, dovuto secondo le parole del mister allo shock causato dal palo colpito da Puglisi: la sua è stata una conclusione velenosa e improvvisa, poiché maturata da una punizione calciata da oltre il cerchio di centrocampo; la giocata ha ricordato l’invenzione magica di Ilicic contro il Torino di appena tre giorni fa, ma da più lontano e fortunatamente con un esito finale leggermente diverso. Pelagotti, colpevolmente fuori dai pali, ha commesso nuovamente l’errore di posizionamento pochi minuti dopo, quando Diop ha calciato a lato dai 30 metri. Di lì in poi, il Palermo si è ridestato e ha lasciato intravedere qualcosa.
E dal decimo in poi, il Palermo ha costruito interessanti trame di gioco, che hanno portato più volte al tiro Felici, ma il giovane di proprietà del Lecce è stato poco cattivo sotto porta, dimostrando di non aver ancora colmato la sua lacuna forse più grande, ovvero la scarsa concretezza nei momenti che più contano. E mentre Floriano seminava il panico tra i ragusani e Langella ricopriva più posizioni del campo (da terzino ad esterno di centrocampo, sino a fare sporadicamente la mezzala), Sforzini appariva ancora fuori dagli schemi, ben schermato dalla retroguardia di casa.
Ma si è rivelato sufficiente un preciso lancio dell’instancabile ex-Bari per ricordarci dell’importanza di possedere un centravanti che sa essere freddo a tu per tu con il portiere, anche nell’unica occasione della partita capitatagli tra i piedi. Come si è già detto, la paura di non vincere ha poi fagocitato il Palermo, che ha avuto sì alcune palle-gol per ammazzare il match, dal contropiede fallito di Silipo al pallonetto terminato fuori di Floriano, ma che ha rischiato di subire la rete del pareggio, cosa che in ottica classifica sarebbe stata imperdonabile dato il contemporaneo successo del Savoia a Marsala.
Altre sparute considerazioni: il mister ha gli uomini contati. E continuerà ad averli, perché Martinelli diffidato ha ingenuamente beccato il giallo e perché Felici resterà in diffida. Ma la società sembra non avere intenzione di operare sul mercato: sia chiaro, aver portato Floriano in quarta serie è stata operazione di spessore, così come aver intravisto il talento di Silipo, che siamo sicuri potrà dare una mano nella corsa alla C; tuttavia, la scelta di non intervenire sulle fasce potrebbe rivelarsi deleteria: Martinelli non ha la corsa che è richiesta ad un esterno di centrocampo, Langella potrà avere prima o poi bisogno di rifiatare dopo le ultime prestazioni di alto livello; Crivello appare invece più sicuro da centrale di difesa piuttosto che da terzino, che è stato un tempo suo ruolo naturale, ma con il quale ha forse perso le misure: per eventuali dubbi si invita a rivedere il minuto 79, quando da uno spiovente di facile lettura, il più scattante Baldeh ha bruciato l’ex-Spezia e ha poi messo un cross decisamente invitante per la testa di Sidibe. E le osservazioni potrebbero non finire qui, ma ci sembrano sufficienti per dare indicazione alla società di prendere un sostituto di Vaccaro, necessariamente, e una riserva di Doda, possibilmente: due innesti che eviterebbero problemi di formazioni ed arzigogolati esperimenti.
Pergolizzi ha infatti dovuto mischiare le carte diverse volte in corso d’opera, passando da uno statico 3-4-3 al più congeniale 4-3-3 con Crivello e Langella terzini. Di seguito, l’allenatore palermitano ha ordinato a Felici di accentrarsi, costringendolo così al doppio ruolo di trequartista e ala destra d’attacco. Infine, per difendere il vantaggio, ha optato per un 4-4-2 senza punti di riferimento offensivi, poiché Martin aveva preso il posto dell’uomo-partita Sforzini. L’ultimo cambio non è stato ben digerito dalla piazza palermitana, che ha accusato il mister di aver alimentato le paure di una squadra tutto sommato in controllo.
In realtà, la sostituzione aveva una sua logica di fondo: Sforzini era visibilmente in debito d’ossigeno e non poteva terminare il match; avrebbe potuto prendere il suo posto Ficarrotta che avrebbe agito da falso nueve, ma il mister ha preferito ritrovarsi un palleggiatore di qualità in più in mezzo al campo, puntando sulla freschezza di Silipo e la velocità di Floriano per quanto concerne le ripartenze, ritenendo pertanto superfluo l’ingresso dell’ex-Marsala. Che poi Martin abbia toccato ben pochi palloni, è un discorso che a posteriori sarebbe sin troppo semplice da portare avanti. L’allenatore decide prima e, come ha ben detto in conferenza stampa post-partita, è il primo a doversi prendere le responsabilità, è il primo a pagare le conseguenze terribili di un passo falso: perché il Palermo non può permetterseli per tante ragioni, per la sua storia, il suo blasone, ma principalmente per un traguardo da raggiungere al più presto.
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