Tifare per il Palermo non è mai semplice, perché i nostri colori – il rosa ed il nero – sono come il dolce e l’amaro che da sempre contraddistinguono la nostra lunga storia calcistica. Ma la nostra maglia ha colori più belli del mondo, capaci di accendere la fantasia di un bambino e quando si inizia a tifare sin da piccoli, si rimane fedele a questa squadra per tutta la vita.
Come è accaduto a Michele Basta che del Palermo si è innamorato a 5 anni e da quel momento non l’ha più lasciato:
«Avevo 5 anni quando mio padre, nel 1972, mi comprò l’album delle figurine Panini. Rimasi ammaliato dai colori rosanero. Mi colpirono molto le figurine di Girardi, Vanello, Troia e quella del presidente Renzo Barbera. Era l’ultimo anno di serie A e quelle maglie ebbero una presa particolare su di me. Mio padre seguiva il calcio ed era tifoso del Palermo, ma non in maniera sfegatata. La concretizzazione di questo amore avvenne due anni dopo, in occasione della finale di Coppa d’Italia. Piansi per la sconfitta, vivendola come un’ingiustizia. Chiesi a mio padre di portarmi allo stadio e lui mi accontentò a novembre. La prima partita che vidi fu Palermo- Foggia, finita 1 a 0. Segnò Vanello al 90’, da quel momento fu amore totale e non ho più mollato la presa.»
Negli anni ’90 sei stato uno dei primi speaker radiofonici ad occuparti del Palermo calcio, che ricordi hai di quella esperienza?
«Parallelamente al mio amore per il Palermo, cresceva la mia passione per il giornalismo. Mi è sempre piaciuto scrivere, in più durante gli anni del liceo cominciai a collezionare materiale rosanero. Dopo la rifondazione del 1986 mi sono avvicinato sempre di più ad un ambiente che amavo immensamente per raccontare da vicino le gesta del Palermo. Nel 1996 cominciai a collaborare con Radio Futura, gestita e diretta da Carlo Tagliavia, che aveva iniziato a produrre trasmissioni sportive generiche. Due anni dopo, il direttore Maurizio Ventimiglia affidò a me ed a Dario Pasta la prima trasmissione in diretta sul Palermo. Si chiamava “Futura Sport”. Il Palermo era in serie C, erano i tempi di Massimo Morgia, ma la trasmissione era seguitissima. Fummo tra gli antesignani delle trasmissioni radiofoniche sul Palermo calcio. Oggi ce ne sono davvero tantissime. Grazie a Franco Scaturro, che era l’addetto stampa del Palermo, entravamo in campo per seguire gli allenamenti e diventammo amici dei giocatori. Fu una bellissima esperienza che culminò nel ritiro di Pedara della stagione 1999/2000. Ma dopo i fatidici due anni di attività propedeutica, l’Ordine dei Giornalisti rifiutò la mia iscrizione perché i compensi percepiti non furono ritenuti sufficienti.»
Un sogno infranto che non ha scalfito la tua fede rosanero:
«Esattamente. Archiviato il sogno di conseguire la tessera di giornalista, non ho mai smesso di fare il tifoso. Negli anni ho continuato a condurre trasmissioni radiofoniche diventando amico di moltissimi giocatori rosanero e continuando a collezionare cimeli e ricordi legati al Palermo. Il mio archivio è abbastanza ricco e voluminoso. Probabilmente ci sarà qualcosa di mio nel nuovo museo che nascerà. La mia collezione mi è costata anni di sudore e di grandi sacrifici, anche economici.»
Qual è il bilancio dei tuoi primi 50 anni da tifoso rosanero?
«La mia carriera di tifoso nasce in serie A quando avevo 5 anni. Nella mia lunga “carriera” di tifoso c’è stato un po’ di dolce e purtroppo anche tanto amaro. Bisogna anche riconoscere che nel periodo di Zamparini abbiamo vissuto un’epoca di grande calcio. Sono stati 15 anni stupendi, da raccontare ai nostri figli ed ai nostri nipoti. Per me il momento più bello è stata la promozione in serie A del 2004. Venuta fuori dopo un corteggiamento durato 32 anni. Lì l’amore è esploso in maniera fragorosa e passionale. Non dimenticherò mai quella notte, anche perché era il giorno del mio compleanno. Il momento più brutto invece fu la radiazione del 1986. Ci rimasi veramente molto male, più del fallimento di quest’anno. Intanto per un aspetto legato all’ età, affrontare certe cose a 18 anni è diverso di subirli a 50. Quella radiazione giunse per me inaspettata. Anche se si parlava di un Palermo in difficoltà, che non poteva pagare gli stipendi, nulla lasciava presagire ad un epilogo così drammatico. Anche la tifoseria rosanero reagì diversamente. Il fallimento di quest’anno è arrivato come un evento quasi ineluttabile, c’era una sorta di rassegnazione, allora non fu così.»
Cosa speri per futuro del Palermo?
«Mi auguro che si torni al più presto nella categoria dove ci compete. Lo meritiamo non tanto perché siamo la 5ª città d’Italia o perché ci chiamiamo Palermo, ma perché abbiamo una storia centenaria che di diritto ci dovrebbe portare almeno in serie B. Poi mi auguro che il Palermo torni ad essere amato dalla gente. Noto poco palermitanità, poco attaccamento alla squadra rosanero. E’ grave ed inammissibile che in una città di un milione di abitanti ci siano circa 10.000 tifosi rosanero e che in molti tifano invece per Juventus, Milan ed Inter. Vedo gente litigare per le strisciate anche allo stadio. Vorrei dire a queste persone che siamo a Palermo, dov’è il loro senso di appartenenza?»
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