In questi drammatici giorni che l’Italia sta vivendo a causa della diffusione del coronavirus, sono tantissimi i palermitani che vivono nelle zone calde dove il virus sta mietendo vittime e seminando il panico. In Lombardia, la Regione con il più alto numero dei casi accertati, l’emergenza non accenna a diminuire e la vita dei nostri emigrati è inevitabilmente e drasticamente cambiata.
La nostra redazione ha raccolto la testimonianza di Alessandro de Simone, palermitano doc, che da diversi anni vive ad Azzano Mella, un comune della bassa bresciana:
“All’inizio si è forse sottovalutato la gravità del problema. La situazione è così un po’ sfuggita di mano. Anche i media non hanno dato una corretta informazione. Poi quando il contagio si è diffuso a macchia d’olio si è creato il panico. Vivo nella zona gialla, a 40 minuti da Cremona. Fin’ora nel Bresciano sono circa 247 i contagi accertati, 2 nel mio paese. Diciotto è il numero delle persone decedute. Ad Orzinuovi in solo giorno sono morte 4 persone.
Qual è la differenza fra la zona rossa e quella zona gialla dove abiti tu?
“La zona rossa è dove c’è il focolaio, chi vive lì non può più uscire, né entrare. Noi della zona gialla abbiamo una serie di restrizioni e divieti da osservare meno limitativi, sta al buon senso delle persone evitare situazioni che possano favorire il contagio.”
Come è cambiata la tua vita e quella della tua famiglia?
“Abbiamo due bambini piccoli, uno di 4 anni, l’altro di 6 mesi. Anche se non abbiamo il divieto di uscire da casa, siamo praticamente segregati dentro. Da 3 settimane non vado al lavoro. Cristian, il più grande è molto nervoso, mi chiede di uscire, ma esco solo io per andare in farmacia e per fare la spesa. Al supermercato indosso la mascherina, lavo sempre le mani almeno per 20 secondi, poi passo il gel igienizzante. La mia situazione lavorativa è molto particolare, sono assistente scolastico di ragazzi disabili. In questo periodo ci hanno chiesto di restare a casa utilizzando le nostre ferie. Questa decisione mi ha dato molto fastidio ed ho anche denunciato, tramite il “Giornale di Brescia” , quanto stava accadendo. Quando ho sentito che il Governo ha previsto un ammortizzatore sociale per le aziende ed i lavoratori costretti a rimanere a casa, mi sono attivato, il solito terrone che si muove a vantaggio anche per i colleghi, per aver riconosciuto l’ammortizzatore sociale che tutela i dipendenti coinvolti nella sospensione delle attività lavorative.”
Come hanno reagito a questa emergenza i tuoi concittadini?
“A Brescia ed in provincia c’è pochissima gente in giro per le strade. Ho un amico, autista di camion, che mi ha mostrato le foto di alcuni magazzini dove inizia a scarseggiare la merce e si consegna solo il latte. E’ cambiato tutto. Purtroppo c’è anche chi fa dello sciacallaggio. Ho comprato la mascherina in un paese vicino al mio, qui erano finite, ad un prezzo assurdo, 20 euro, quando normalmente costano 50 centesimi l’una. Ho chiesto alla farmacia il motivo e mi hanno detto che anche loro li acquistano ad un prezzo maggiorato.”
In campo sportivo, secondo te è stato giusto decidere di giocare a porte chiuse, sospendere il campionato di serie D e le altre discipline sportive?
“Sicuramente si. Penso che dovevano essere sospesi tutti i campionati, a maggiore tutela dei giocatori. Bisogna evitare posti chiusi ed affollati. Credo che c’è il rischio che si possa giocare a porte chiuse fino alle fine del campionato. Mi auguro non sospendano il campionato perché chi come me ha pagato l’abbonamento ad Eleven per vedere le partite del Palermo, ha l’addebito mensile sul conto corrente e rischia di perdere anche i soldi.”
A tuo avviso l’allarme coronavirus rientrerà presto?
“Da quello che intuisco non credo, perché il picco deve ancora arrivare. Da quello che sentiamo credo per tutto marzo/aprile ne vedremo delle belle. Questo virus si elimina con il caldo, quando la temperatura è vicina ai 25° gradi, quindi ci vorrà un po’ di tempo. Penso che lo Stato si stia muovendo bene, la Sanità Italiana sta operando nel miglior modo possibile, con medici ed infermieri che lavorano senza sosta. Posso affermarlo con sicurezza perché mia moglie è infermiera e siamo costantemente in contatto con i tutti i suoi colleghi.”
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