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8 marzo: il coraggio di essere donne

Oggi molte donne festeggeranno questa ricorrenza, magari ricordando il coraggio di quelle donne che hanno saputo opporsi ad anni ed anni di patriarcato e sono state in grado di lottare per i propri diritti e anche per i propri doveri, ma la sensazione è che la strada sia ancora lunga.

Questa sensazione scaturisce non solo ascoltando una banale notizia al telegiornale, dove ormai ci sembra quasi una routine venire a conoscenza del numero crescente di donne uccise dal proprio compagno, ma può venire fuori anche da una battuta banale in una conversazione tra amici anche quando una ragazza si inserisce in un contesto “a lei precluso“… come spesso, ancora oggi, è quello del calcio.

Quante volte, molte ragazze si sono sentite dire nel corso della loro vita: tu sei una ragazza, che puoi capirne di calcio?. Come se gli sport si classificassero in base al sesso, e già dalla nascita, dal momento in cui una ragazza apre gli occhi in questo mondo, e poi anche in base alla fortuna di capitare in un paese o in un altro, forse sa che dovrà lottare più di tutti per ottenere ciò che gli spetterebbe di diritto e di fatto.

In contesti particolari, ancora una donna viene giudicata dall’apparenza e non per quello che vale. Ancora nel 2020 una donna deve lottare per avere pari salario rispetto ad uomo, ancora una donna nel 2020 in molti paesi del mondo non può avere un’indipendenza economica, ed è considerata importante al solo fine della procreazione.

Forse sono parole forti ma vere, in un contesto in cui qualcosa davvero si sta muovendo e per qualcosa intendo una consapevolezza che non è solo identità ma rispetto di una parità, non di una superiorità.

Se esiste il detto “chi dice donna, dice danno“, esiste anche la frase forse meno celebre di Victor Hugo che afferma: “Se Dio non avesse fatto la donna, non avrebbe fatto neppure il fiore“. Forse per sottolineare come siano un elemento indispensabile nella vita di tutti i giorni, e forse sono troppo sottovalutate.

Quindi ben venga l’8 marzo in cui ci si ricorda, che le donne, come gli uomini, vanno rispettate: nel contesto calcistico ancora molti passi vanno fatti. Giudicare le donne per la loro bravura e non per la loro bellezza, permettere a tante bambine di giocare a calcio senza più giudizi e pregiudizi.

Posso portare avanti la mia personale testimonianza: sono una donna che ha lottato contro gli stereotipi, e che con orgoglio non nasconde il proprio amore per il calcio e qualche conoscenza: seguo il Palermo da quando avevo 4 anni e credo di capirne, e non accetto che qualcuno aggiunga davanti, “anche se donna”.

Auguri quindi a tutte le donne, tifose e non, lottate ancora, non per la vostra superiorità ma per dimostrare ciò che vi spetta di diritto!

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