L’italiano ha bisogno adesso di sapere che tempi ci saranno prima che questa epidemia potrà considerasi un brutto ricordo.
C’è bisogno cioè di capire quando ne usciremo. E servono criteri per ragionare sui tempi necessari.
Un interessante articolo del Sole24 ore, cerca di fare chiarezza.
Il confronto con la Cina può farci sbagliare perché i malati sono conteggiati in modo diverso. Ma c’è un indicatore fondamentale da tenere sotto osservazione.
Più che il numero totale può essere di aiuto guardare all’incremento percentuale giorno su giorno, che ci dice come evolve lo sviluppo. In Cina questo dato ha iniziato a decrescere proprio dopo 7-8 giorni dall’inizio della quarantena: calando costantemente dal +32% del 29 gennaio fino allo “0 virgola” attuale. Quindi un calo della percentuale di nuove infezioni, magari modesto ma costante, potrebbe aiutarci a capire che siamo nella direzione giusta. E che, assolutamente, non bisogna commettere l’errore di rilassarsi, ma al contrario insistere con maggior rigore nell’applicazione delle contromisure…nervi saldi. Lasciamo perdere il conteggio puntuale giornaliero, che finisce solo per creare ansia se non sappiamo interpretarlo. Cerchiamo di capire come si muove la curva del contagio e, se proprio vogliamo guardare un numero guardiamo quello dei nuovi contagi. Se scende quello, fino ad arrivare a zero, il coronavirus è sotto controllo.
Da chi dipende? Da noi. Dai nostri comportamenti. Ogni volta che infrangiamo le regole pensando di essere più belli, più bravi o più furbi, apriamo una porta: e il virus aspetta solo quello.
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