In queste settimane di grossa emergenza coronavirus, parecchie aziende ed enti pubblici hanno provveduto a razionalizzare il personale presente in servizio ricorrendo al cosiddetto smart working o lavoro agile.
Consentire cioè ai dipendenti di poter continuare a lavorare da casa, utilizzando le piattaforme e i programmi adoperati in servizio.
Non tutti i lavori sono possibili e non tutti gli Enti sono attrezzati per consentire di lavorare da remoto, cioè dal computer di casa.
Succede questo all’amministrazione regionale, il lavoro agile non riesce a decollare.
Scendono in campo i sindacati, le segreterie regionali di Cgil-FP, Cisl-Fp, Uil-Fpl, Cobas/Codir, Dirsi, Sadirs e Ugl-Fna, scrivono al presidente Musumeci chiedendo di esentare dal lavoro i dipendenti che non possono lavorare in smart working.
“Considerate le innumerevoli difficoltà che si stanno riscontrando nell’attivazione dello smart working, da parte di una grande quantità di uffici e nella considerazione che il picco del contagio è previsto per le prossime due settimane…applicare, nell’immediato, l’articolo 87, comma 3, del Decreto Legge “Cura Italia” consentire, in emergenza, a tutto il personale che non può essere impiegato nell’immediato nel lavoro agile, di essere esentato dal servizio con effetto immediato…Il periodo di esenzione dal servizio costituisce servizio prestato a tutti gli effetti di legge e l’amministrazione non corrisponde l’indennità sostitutiva di mensa, ove prevista”.
(fonte livesicilia.it)
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