Molto scalpore avevano suscitato nei giorni scorsi le dichiarazioni in tema di Coronavirus del primo ministro inglese Boris Johnson. A suo dire era necessario andare avanti il più possibile con la normalità per acquisire l’immunità di gregge.
La crescita esponenziale del contagio nel Regno Unito ha però convinto il governo britannico a fare qualche passo indietro. Per saperne di più abbiamo intervistato Valentina Mancuso, una ragazza palermitana, che insieme al marito ed ai loro due bambini vive da qualche anno a Leicester:
“Nelle scorse settimane siamo stati a Palermo per risolvere un problema familiare. Dovevamo tornare a Leicester il 18 marzo, ma il volo è stato annullato e così abbiamo dovuto anticipare la partenza l’undici notte perché non sapevo quando saremmo potuti ripartire. Fino a due giorni fa al ministro Johnson non importava nulla del Coronavirus, diceva che dovevamo arrangiarci da soli. Tutti noi Italiani siamo rimasti basiti e schifati dalle sue dichiarazioni.”
Quando il Governo Britannico ha cominciato a capire che qualcosa andava fatto?
“Solo giorno 18 marzo. Hanno deciso di chiudere le scuole e le Università, ma per il resto la gente continua ad uscire tranquillamente senza nessuna precauzione. I supermercati in compenso sono tutti vuoti già da quando sono rientrata. In casa non avevamo nulla ed ho trovato tutti i supermercati svuotati di quasi tutti i beni di prima necessità. Non c’era più pasta, farina, uova. Manca persino la carta igienica. Cosa se ne faranno poi di tutta questa carta igienica, non lo riesco a capire. Ho girato tantissimo per trovare qualcosina ed alla fine ho dovuto ordinare la pasta e la farina online, purtroppo arriveranno il 27 marzo. Non si trovano più nemmeno i pannolini per bambini, fortunatamente i miei hanno smesso di usarli. Ma con due bimbi piccoli, Andrea 4 anni e mezzo ed Alycia 2, non è facile.”
Quali precauzioni avete adottate al vostro arrivo in Inghilterra?
“Da quando siamo arrivati siamo in quarantena. Io al momento sono in attesa di una nuova occupazione, mentre a mio marito avevano detto inizialmente che in assenza di sintomi poteva riprendere servizio dopo 7 giorni. Poi il suo manager l’ha chiamato informandolo di prolungare il periodo di quarantena per ulteriori 7 giorni. Noi comunque usciamo solo lo stretto necessario ed usiamo tutte le precauzioni che ci sono in Italia, evitiamo di frequentare luoghi affollati e di portare i bambini al parco.”
Cosa ti preoccupa maggiormente?
“Mi amareggia molto stare lontano da mia madre, sono molto in pensiero per lei perché ha qualche malanno. Anche se mia sorella vive a Palermo, a causa di questa emergenza la mamma è comunque sola. Non vedo l’ora che tutto finisca, questa realtà è surreale, mi sento stralunata.”
Secondo te, nel contrasto al Coronavirus, è meglio il “modello” Italia o quello adottato dagli Inglesi?
“Quello italiano senza ombra di dubbio. Anche il nostro sistema sanitario è migliore. Quando siamo rientrati il bambino era raffreddato, abbiamo chiamato il 999 e ci hanno chiesto se avevamo il Coronavirus. Ma come facevamo a saperlo senza aver fatto il tampone? In aeroporto nessuno ci ha controllati. Fortunatamente si trattava di un normale raffreddore, ma qui vanno avanti solo con il paracetamolo. In Inghilterra il Coronavirus è stato sottovalutato, gli effetti si vedranno presto, perché la gente ancora non ha capito la gravità della situazione. I pub sono sempre affollatissimi, altrettanto i supermercati e non c’è nessuna prevenzione. Confesso che c’è un po’ di paura e mi preoccupa soprattutto la difficoltà di trovare pasta e farina che sono diventati quasi introvabili nei supermercati inglesi.”
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