I vari decreti approvati dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, per evitare il contagio da coronavirus, hanno letteralmente impedito agli italiani di uscire di casa e di svolgere le proprie attività quotidiane. Le festività della Pasqua e del 1° maggio si stanno avvicinando, e il giovane palermitano Rosario Becchina scrive una lettera al premier d’Italia con la speranza di sospendere momentaneamente decreti:
“Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, mi rivolgo a Lei con questa lettera in quanto ne sento, da cittadino e da studente universitario, la necessità, poiché Lei non è soltanto il Presidente del Consiglio dei Ministri, responsabile del potere esecutivo come da Costituzione, ma anche professore universitario e appartiene a quel mondo bellissimo e culturalmente militante, quello universitario, che, da studente, conosco bene e di cui sono partecipe.
Ho ascoltato con attenzione il Suo discorso in Parlamento e immagino quanto possa essere costato a Lei, che ha giurato sulla Costituzione, limitare alcune delle libertà fondamentali dei cittadini italiani e ancora di più pensare di dover essere costretto a tracciarne i movimenti: Lei ha chiesto di sacrificare parte della nostra libertà. Lei, Onorevole Presidente, conosce certamente noi giovani, gli studenti, le studentesse, che ha incontrato nelle aule universitarie ove ha svolto innumerevoli ore di lezioni, da docente universitario: conosce quanto noi giovani possiamo essere refrattari alle imposizioni e quanto siamo gelosi della nostra libertà, eppure la maggior parte di noi ha accettato, di buon grado seppure con qualche debole protesta, queste nuove regole, amare ma necessarie a tutelare noi stessi, i nostri cari e le fasce più deboli della popolazione.
Tali limitazioni sono state, nella loro gravità, necessarie ma, Onorevole Presidente, alcuni ragazzi e ragazze ora hanno paura, non capiscono la loro eccezionalità: la nostra generazione non ha vissuto il dopoguerra e non sa che il nostro Paese è basato sulle libertà Costituzionali e che il nostro ordinamento è stato pensato per non consentire il ritorno ad un passato che un manipolo di nostalgici propugna e che la maggior parte dei cittadini, parte della rete di relazione che ha il nome di Stato, ripudia. Onorevole Presidente, Le parlo a nome di chi, in questo momento, ha paura dell’epidemia ma ha anche paura di non tornare più a godere di libertà che sono, come è logico, inviolabili, quali la libertà di movimento o di riunione. Pertanto Le chiedo di rivolgersi a questi giovani, a questi ragazzi, a queste ragazze, e Le chiedo di farlo entro il 25 Aprile, festa della Liberazione, e di restituire, se Lei lo riterrà opportuno, entro tale data parte delle libertà inviolabili che i cittadini si sono viste sottrarre senza alcuna protesta e con la massima adesione al momento di emergenza nazionale.
Se non fosse possibile Le chiedo di ripristinare, nelle giornate della Santa Pasqua, del 25 Aprile e del 1 Maggio, anche eccezionalmente, le libertà inviolabili dei cittadini, consentendo dunque, tramite sospensione dei decreti restrittivi, nei termini che Lei vorrà adottare, la libertà, seppure limitata, di spostamento e di riunione. Infine e in ogni caso Le chiedo di riferire, nei termini che Lei riterrà opportuno, così come fatto in Parlamento e con i Sindacati dei lavoratori, anche in Consiglio Nazionale dei Giovani e in CNSU per rassicurare i ragazzi e le ragazze, linfa vitale, cuore, muscoli, cervello, sangue e futura classe dirigente del Paese. Fiducioso che i sacrifici dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze siano riconosciuti Le offro, sicuro di condividere il comune sentimento e pensiero dei miei coetanei, il nostro studio, la nostra passione, le nostre idee e il fiducioso amore di cui solo noi giovani siamo capaci. Nella speranza di poter vedere presto una nuova alba per il Paese, prorompe dai nostri petti un unico grande inno d’amore: Italia, Italia. Viva l’Italia”.
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