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Senza reddito almeno 50mila palermitani

La povertà da virus
Le limitazioni e lo stop alle attività hanno lasciato senza reddito almeno 50mila palermitani. Lavoratori in nero ma non solo.
Alle associazioni arrivano richieste di aiuto da piccoli commercianti. Voci di rivolta sul web: polizia davanti ai market.
Nei quartieri una polveriera

Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola, negli articoli di Claudia Brunetto e Sara Scarafia.

Si sottolinea la situazione di grande difficoltà che stanno vivendo migliaia di famiglie palermitane, e non solo quelle che percepivano un reddito in nero.
Penalizzati anche i piccoli commercianti o chi lavorava presso piccole aziende o negozi adesso chiusi o in grosse difficoltà.
Ci sono almeno 50mila palermitani che il virus ha lasciato senza un reddito. Se a Palermo ci sono circa 80mila persone che percepiscono il reddito di cittadinanza, ce ne sono almeno altre 30mila che lavoravano in nero – in tutta la Sicilia per la Cgia di Mestre sono oltre 300mila – e con l’emergenza coronavirus sono rimaste senza un reddito, anche saltuario. Ma l’emergenza riguarda almeno altri 20mila che avevano un lavoro regolare – titolari di piccoli negozi per esempio – che con il perdurare delle restrizioni si stanno ritrovando in difficoltà. Il sindaco ieri ha chiesto al governo un “ reddito di sopravvivenza”, scrive il giornale. E l’assessore alle Attività Sociali, Giuseppe Mattina chiede un reddito di cittadinanza per altri 50 mila palermitani.
Le testimonianze di alcuni cittadini che si sono rivolti ad associazioni come San Giovanni Apostolo del Cep, chiedendo aiuti per fare la spesa.
E ci sono diverse associazioni che in questi giorni si stanno adoperando per venire incontro ai più bisognosi: l’associazione Donne di Benin City ieri in 2 ore ha distribuito 100 pacchi di spesa tra il Capo, Ballarò e via Oreto.
Commercianti che non dormono da 25 giorni perchè con l’attività chiusa hanno dovuto pagare una rata di mutuo restando senza un euro o famiglie che hanno un solo pc o cellulare a casa con cui i bambini possono fare i compiti a distanza riducendosi anche a mezzanotte perchè solo a quell’ora era il loro turno per utilizzare lo strumento tecnologico. Ma le testimonianze e le storie sono davvero tante…
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