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Covid-19, tre italiani nel team che lancia l’app per monitorare il contagio

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Un team di esperti dell’MIT (Massachussets Institute of Technology) ha lanciato un’app che ha attirato l’attenzione di molti esperti e ricercatori.

La squadra composta da informatici, epidemiologi e ingegneri ha sperimentato un metodo per informare chiunque abbia consentito l’accesso ai propri dati da parte dell’app se è stato o meno a contatto con un positivo al covid-19.

Tramite la geolocalizzazione sarebbe quindi possibile sapere se individui positivi e non  siano stati vicini,dove e per quanto tempo a patto che questi abbiano l’app sul proprio smartphone.

Di seguito una spiegazione più dettagliata fornita dalla pagina Facebook di divulgazione scientifica different: “Private Kit-Safe Paths è un’app del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston che traccia i contagi e la diffusione del Covid-19.

Grazie ad una combinazione di dati GPS e Bluetooth ci avvisa se abbiamo incrociato una persona positiva, garantendo la privacy dato che i dati restano solo nel nostro telefonino. Il progetto è nato ad inizio marzo sotto la guida di Ramesh Raskar, professore del MIT esperto di sistemi di privacy.

Allo sviluppo iniziale dell’app hanno contribuito epidemiologi, ingegneri, ricercatori, data scientist ed esperti di privacy del MIT, di Harvard e della Mayo Clinic. Tra di loro tre giovani talenti italiani: Francesco Benedetti, Andrea Nuzzo ed Enrico Santus. Il progetto ha immediatamente attirato una community di oltre 500 esperti da tutto il mondo che sta collaborando allo sviluppo.

Il MIT ha anche partecipato alla call indetta dal Ministero italiano dell’Innovazione per le tecnologie per il contrasto alla diffusione del Covid-19. La forza di Private Kit rispetto ad altri sistemi per la prevenzione usati in Cina è la protezione della privacy: i dati dei nostri movimenti non vengono salvati in un server centralizzato ma sul nostro telefono.

Una volta scaricata, l’app inizia a registrare la nostra posizione sul cellulare, e può importare i dati da Google Maps per sapere dove siamo stati negli ultimi 28 giorni. Un paziente positivo può dare il consenso all’accesso dei dati a medici e operatori sanitari; queste informazioni vengono caricate su un server in modo criptato, che inoltra le geolocalizzazioni del malato ai dispositivi che hanno scaricato l’app.

Chi ha incontrato una persona positiva riceverà una notifica che avvertirà l’utente di aver incontrato un virus carrier e per quanto tempo. Chi non ha incontrato nessun positivo, non riceve alcun avvertimento e non ha accesso ai dati.