Quanti giovani sono andati via da Palermo alla ricerca di un futuro migliore? Tanti, troppi! Oggi, in piena emergenza Coronavirus, questi ragazzi, che sognavano di poter iniziare una nuova vita, si ritrovano costretti ad affrontare, in totale solitudine, un nemico invisibile e micidiale che sta tenendo sotto scacco l’intera umanità.
Gabriele di Tusa ha lasciato Palermo nel settembre dello scorso anno. Nel cuore tanto entusiasmo ed il sogno di poter finalmente trovare un lavoro:
“Ho deciso di trasferirmi a Milano perché la nostra Sicilia offre poche possibilità di lavoro nel campo dell’informatica. Sono un “Help desk informatico”. Per i primi due mesi ho lavorato in un fast food molto noto a Milano, poi ho firmato un contratto di collaborazione a progetto con un’ azienda che opera nel settore. Ho rinunciato al percorso per diventare pubblicista, nonostante collaborassi da diversi anni, come fotografo, con la testata giornalistica “TuttoPalermo.net”. Ho preferito puntare tutto sulla mia formazione professionale e Milano era l’unica città che offriva più opportunità di lavoro. Le prime settimane mi ha ospitato un mio cugino, poi ho preso in affitto un monolocale. Abito da solo e sono riuscito in breve a rendermi economicamente autosufficiente.”
Quando tutto sembrava andare per il verso giusto arriva uno tsunami chiamato Coronavirus:
“All’inizio non mi sono creato troppi problemi, poi a Febbraio la situazione è cominciata a degenerare, le persone hanno iniziato ad avere crisi di panico. Ma non ho mai pensato di tornare a Palermo, pur mancandomi moltissimo la mia terra, che amo più della mia stessa vita, ho deciso di restare a Milano per proteggere la mia gente. Da qualche giorno non lavoro più, essendo a progetto non ho avuto la possibilità di continuare a lavorare in smart working. Fortunatamente ho dei risparmi messi da parte e per qualche settimana posso andare avanti, poi non so come fare. Mi sto informando con il Comune se sarà possibile avere un aiuto economico. Ma in questo momento è difficile accedere alle informazioni, neanche loro sanno bene quali misure adottare. Non si sa se sospenderanno il pagamento delle bollette o gli affitti delle case.”
Come stai vivendo questo periodo difficile e di solitudine forzata?
“In questo momento cerco di rimanere tranquillo, fino a quando ho lavorato ho preso tutte le precauzioni. Per recarmi nel mio luogo di lavoro, vicino Varese, prendevo il treno, un’ora all’andata ed una al ritorno mettendo la mascherina e adottando tutte le precauzioni necessarie. Chiaramente adesso la mia vita è cambiata. Prima il sabato sera incontravo gli amici, quasi tutti del Sud, per andare fuori e mangiare insieme con loro un panino e bere qualcosa, adesso invece non esco più, se non raramente per fare la spesa.”
Qual è il tuo augurio?
“Intanto spero che al più presto si ritorni alla normale quotidianità. Ma ciò che soprattutto mi auguro è che questa realtà irreale che stiamo vivendo possa servire da insegnamento a tutti quanti, specialmente alle nuove generazioni. Spesso ci creiamo problemi e ci dibattiamo per cose complicate trascurando le cose più vere e più semplici della vita, che sono invece le più importanti. Mi mancano tantissimo la mia famiglia e la mia gatta, gli amici che ho lasciato a Palermo, i nuovi amici che ho conosciuto qui a Milano. E mi manca questa nuova vita che avevo appena iniziato e che in questo momento si è fermata.”
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