Parla l’allenatore del Palermo che mette il calcio in secondo piano rispetto a quello che accade nel mondo.
“Fino a un mese fa poteva sembrare uno scenario da film di fantascienza”.
“Quanto sarebbe bello parlare delle critiche al nostro gioco o della rivalità con il Savoia”.
“Mi manca la famiglia rimasta ad Ascoli”.
“Noi palermitani che ci baciamo trenta volte al giorno continueremo a farlo ma saremo bravi a fare tesoro di ciò che stiamo vivendo”.
La scheda– Rosario Pergolizzi è nato a Palermo nel ‘68. Da calciatore dopo essere cresciuto nel settore giovanile rosa, ha giocato per 15 stagioni mettendo insieme 410 presenze e 17 gol. Ha esordito in A nel Napoli di Maradona. Da allenatore del settore giovanile ha vinto lo scudetto Primavera a Palermo, Ha collezionato 172 panchine: con 79 vittorie, 42 pareggi e 51 sconfitte.
Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.
Per l’allenatore del Palermo Rosario Pergolizzi la stagione della grande opportunità alla guida della squadra della sua città si è trasformata in una grande incognita su come finirà il campionato. Anche se in cima ai suoi pensieri, prima del calcio, c’è la famiglia lontana…
Inizia così l’articolo di Valerio Tripi che intervista il tecnico rosanero Pergolizzi.
Vi riportiamo alcuni passaggi dell’intervista che potete trovare integralmente su Repubblica, in edicola:
“sta cambiando il modo di vivere e di pensare di tutti… penso che cambieremo le nostre abitudini, il rapporto con le persone e la vita di tutti i gironi. Quanto tempo servirà per considerare finita l’emergenza non lo so, ma mi preoccupa quello che lascerà fisicamente e mentalmente sia fra le persone più grandi che fra i ragazzi che non hanno mai vissuto nulla di simile… Ci renderà più forti, daremo più valore alle cose importanti e penseremo anche agli altri e non solo a noi stessi… Oggi ci sono cose decisamente più importanti del calcio: vedo i tg e mi commuovo, ci sono cose che ti toccano da vicino. Ho fatto le condoglianze all’allenatore in seconda del Castrovillari Leonardo Vanzetto che è stato un mio compagno di squadra. Ha perso per il coronavirus padre, madre, nonno e nonna. Queste sono le cose importanti adesso…Noi come Palermo abbiamo una società forte alle spalle che ci dà tranquillità e mi auguro che torneremo a giocare. Ma devo pensare anche alle altre società e la serie D non è come i campionati professionistici: bisogna guardare in faccia la realtà, c’è un problema sanitario, bisogna garantire la sicurezza di tutte le componenti, ma ci sono anche giocatori con le rispettive famiglie alle spalle, che non prendono soldi se non scendono in campo. Siamo tutti bravi a dare ricette, ma adesso il problema è riuscire a farcela con il minor male possibile… Se ognuno deve rinunciare a qualcosa per il bene di tutti ben venga, ma che si deve togliere qualcosa a uno solo e provare ad azzerare tutto non mi sta bene. Noi e il Savoia abbiamo fatto un campionato d’alto livello e ognuno ha la classifica che si merita dopo trequarti di campionato”.
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