Dalla Nuova Zelanda all’Australia, Regno Unito, Stati Uniti, orsacchiotti spuntano dalle case per intrattenere i bambini isolati. Sui social l’hashtag #bearhunt è virale, ed è un omaggio a Michael Rosen, l’autore inglese di “Caccia all’orso” in terapia intensiva.
Un articolo di Katia Ricciardi sull’edizione online di Repubblica ci racconta di una iniziativa che si sta diffondendo in tutto il mondo: esporre degli orsetti alle finestre.
L’idea degli orsacchiotti, s’ispira al libro per bambini del 1989 A caccia dell’orso (We Going on a Bear Hunt), di Michael Rosen ora ricoverato in terapia intensiva, per coronavirus. L’hashtag #bearhunt creato dalla neozelandese Annelee Scott che nelle sue intenzioni ha quella di “intrattenere i piccoli”.
Una iniziativa che sta occupando anche tantissimi adulti, costretti dall’epidemia all’isolamento in molte parti del mondo.
Orsacchiotti affacciati, appesi, seduti, vestiti sempre in maniera diversa. E più la caccia è andata avanti, più è diventata complessa.
Ma anche una specie di caccia al tesoro con peluche che vengono nascosti nei posti più disparati. E chi non ha in casa un orsacchiotto ha provveduto a costruirlo con stoffa o paglia , a disegnarlo o a sostituirlo con altri personaggi come cerbiatti e molti squali gonfiabili.
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